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Bologna senza CIE, una città migliore.

mercoledì 23 maggio 2012


 Se non ora, quando?

E' ora di mettere la parola fine alla storia del Cie di Via Mattei.
Suicidi, violenze, errori ed illeciti giudiziari, fughe e risse, pestaggi ed abusi farmacologici, ma soprattutto sofferenza e disperazione, sono la cifra della sistematica violazione dei diritti delle persone che sono trattenute nell'ex caserma Chiarini.
E' stato cosi fin dal suo inizio, ma il bilancio continua irreversibilmente a peggiorare ogni mese ed il contesto di crisi rende vizioso il circuito di espulsione dal ciclo produttivo e la coniugata carcerazione amministrativa.
L' “esperimento” CIE è da considerarsi concluso sotto ogni punto di vista: sociale, politico, giudiziario ed è fallimentare.
Esso è ed è sempre più diventato un vero e proprio "monstrum", anello di un circuito che produce illegalità e moltiplica gli effetti nefasti dell'assenza di politiche per l'immigrazione con ambizioni inclusive. E' il simbolo di una cultura politica che nega il futuro e ostacola in maniera decisiva l'affermazione di un processo di cittadinanza aperta e reale, fatta di diritti, dignità e speranza a coloro che emigrano.
Noi non siamo più disposti a convivere con tutto questo.
Crediamo che sia ora di cancellare dalla storia della nostra città una realtà che provoca vergogna, abuso e che, come riconosciuto in molti convegni da giuristi e magistrati, e' anticostituzionale, a danno di migliaia di persone che hanno come unica colpa quella di non avere il permesso di soggiorno.
Il presente che ci viene raccontato dai pochi che sono potuti entrare nel CIE, secretato ai cronisti e al cui interno solo i parlamentari possono entrare in maniera libera, è quello della disperazione delle donne sfruttate dalla tratta, dei giovani tossicodipendenti in gravi condizioni di salute, dei lavoratori senza più contratto vittime spesso delle truffe dei datori di lavoro, dei richiedenti asilo.
Sono uomini e donne che migrano perché aspirano ad una vita migliore esattamente come accadde a tanti italiani molti anni fa; avrebbero bisogno di solidarietà, sostegno ed integrazione ma sono oggetto di un dispositivo penalizzante, che non può risolvere alcun problema e spreca con i suoi pesanti oneri di gestione risorse pubbliche senza risolvere alcun problema.

Ci sembra evidente ormai la necessità di aprire un nuovo spazio di discussione e proposta, anche normativa, per il recepimento delle normeeuropee più avanzate a tutela dei diritti ed una complessiva revisione delle normative sull'immigrazione. Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nel CIE in raccordo con le associazioni di volontariato già attive.

Da pochi giorni abbiamo inoltre appreso che la gestione del CIE di via Mattei peggiorerà ulteriormente, con il passaggio di mano deciso da un appalto al massimo ribasso “vinto” dalla cooperativa Oasi. Meno servizi e meno diritti del lavoro: la gestione di queste strutture diventa possibile solo in un contesto che rende sfumati i confini tra chi è detenuto e chi vi presta servizio.

Non sono queste le politiche per l'immigrazione di un Paese civile e lungimirante, non e' rinchiudendo le persone nei CIE e rendendole invisibili agli occhi della società che prepareremo un futuro migliore.

On. Sandra Zampa, Partito Democratico
Gianmarco de Pieri, TPO
Danilo Gruppi, Segretario Camera del Lavoro
Carlo Balestri, UISP
Stefano Brugnara, ARCI
Luca Basile, Segretario SEL
Neva Cocchi, Sportello Migranti TPO e Associazione Ya Basta!
Roberto Sconciaforni, Consigliere regionale FdS
Luisa Marchini, Salviamo la Costituzione Bologna
Bouchaib Khaline, Presidente Consiglio provinciale cittadini stranieri e apolidi
Leonardo Tancredi, Piazza Grande
Claudio Borgatti, Rete primo marzo/Associazione Giù le Frontiere
Luciano Luciani, Istituto Italiano Fernando Santi
Cécile Kashetu Kyenge, Rete primo marzo/Associazione Giù le Frontiere
Sara Saleri, European Alternatives

Centro di Identificazione ed Espulsione CIE Modena



Una realtà vergognosa alle porte di Modena

Una realtà poco distante dal centro cittadino, alcuni chilometri insufficienti per non percepire il dolore e l’angoscia di chi vive al suo interno, trattenuto fino a 18 mesi per la mancanza di permesso di soggiorno e spesso proveniente da vicende personali di miseria e umiliazione. Una realtà da anni legittimata dalla legge italiana, che non rispetta e non fa onore alla nostra preziosa costituzione. Una realtà insopportabile.
Come possiamo non sentirci sdegnati da una legge come la “Bossi Fini”? Siamo nati in Italia per una fortunata coincidenza, ma l’Italia e la Terra appartengono ai suoi abitanti. Come possiamo ancora tollerare che una parte di questi viva in condizioni di forte ingiustizia sociale? I confini tracciati dagli uomini sono stabiliti da regole economiche che spesso non rispettano i diritti di ogni essere umano. Chi parte dal proprio paese per immigrare, spera di trovare condizioni di vita minime migliori, tenta di sfuggire alla fame, spesso alla guerra.
Non possiamo pensare e permettere che strutture come il CIE risolvano i problemi legati al fenomeno inarrestabile della immigrazione.
C’è bisogno di maggiore conoscenza di tutti i meccanismi che stanno alla base del fenomeno migratorio, di maggiore consapevolezza dei cambiamenti strutturali sociali avvenuti negli ultimi anni in tutto il mondo, di più curiosità per comprendere e interagire con ogni cultura e religione, di maggiore responsabilità personale nei comportamenti quotidiani in relazione alle persone e all’ambiente in cui viviamo, di più umanità e solidarietà con ogni essere. C'è bisogno di buona politica, arte del governare un paese.
Dobbiamo scegliere in quale mondo vogliamo vivere, impegnarci seriamente per costruirlo, abbattendo strutture come i CIE .

NO AI CIE
COSA PROPONIAMO

Vi aspettiamo
giovedì 7 Giugno 2012 alle ore 20.30
Presso Casa delle Culture di Modena, Via Willigelmo, 80 – Modena

Nell’ambito di una generale riflessione sugli effetti della globalizzazione, sulle migrazioni, sui rapporti tra culture diverse, sulle nuove forme di cittadinanza e di identificazione nell’epoca della crisi dello Stato-Nazione, ci sembra urgente e necessario agire subito.

Un intervento che superi la legge “Bossi-Fini”, ritenuta artefice di una larga parte della produzione di clandestinità amministrativa nel nostro paese, nell’ottica del rispetto delle convenzioni internazionali firmate, ma inapplicate dall’Italia, come quelle contro la tortura, contro la violazione dei diritti umani, seguendo l’idea espressa nel recentemente pronunciamento della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.

Dal punto di vista della riduzione dei problemi d’identificazione, proponiamo percorsi che puntino alla riduzione della clandestinità.
Al via un confronto fra pratiche e legislazioni per trovare delle alternative a strutture di identificazione ed espulsione rivelatesi costose ed inefficaci sia dal punto di vista sicuritario, sia nella garanzia e nel rispetto dei diritti umani.
Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nei CIE, in accordo con le associazioni di volontariato già attive. 


PER ADESIONI:
"1° Marzo Sciopero degli stranieri" <primo.marzo.ufficio.stampa@gmail.com>.