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Cronaca della giornata del 2 novembre a Imola

lunedì 7 novembre 2011


Sul ponte delle Acque (accesso all’autodromo) le auto, le biciclette e i pedoni passano appena curiosi di noi che attacchiamo lo striscione del 1° Marzo ad una delle balaustre. Nello striscione, giallo, c’è scritto: “Solo il razzismo ci è straniero”.
Sul parapetto di fronte, invece, mettiamo in fila e fissiamo i cartelli che compongono, ognuno con una lettera, la scritta RAZZA UMANA. E’ un’idea nata per il 1° Marzo 2010 e da allora i cartelli ci accompagnano in ogni iniziativa pubblica del Comitato ad Imola.
Mettiamo i lumini in fila sulla balaustra fino al centro del ponte, sotto al lampione che raggiungeremo quando sarà il momento di lanciare i fiori e i petali. Apriamo il quaderno (in caso qualcuno voglia scrivere un pensiero…), prepariamo il megafono, aspettiamo le cinque. Il sole, intanto, tramonta.
Abbiamo diffuso la notizia anche con un volantino che diceva: “… Porta un fiore e raggiungici sul ponte, la morte di 17.856 persone ti riguarda…”.
Puntualissimi iniziamo la lettura delle 25 pagine tratte dalle 111 che Gabriele Del Grande ha redatto dal 1° novembre 1988 al 27 settembre 2011 sul suo blog, “Fortresse Europe”, segnando meticolosamente tutte le notizie di morti migranti alle frontiere europee, specie nel Mar Mediterraneo.
Venticinque pagine “soltanto” perché abbiamo selezionato quelle che citano direttamente l’Italia, anche come meta, o il territorio italiano, escludendo i morti attorno a Malta, molto probabilmente annoverabili tra i morti verso l’Italia.
La lettura, al megafono, è accompagnata dal suono di un tamburo e un sax. Le persone arrivano e in effetti ognuna porta almeno un fiore. Molti si conoscono ma è difficile conversare sotto il racconto ininterrotto di quelle morti e delle più tragiche ma anche assurde circostanze che le hanno procurate. Così il silenzio prevale tra le persone mentre si fa buio e i lumini risplendono e le auto passano frenando un poco per cercare di capire cosa stia succedendo.
Trasmettiamo sicuramente un’immagine di commemorazione, se non altro per i fiori (molti crisantemi) e per le candele, ma di chi siano i morti che, lì sul ponte, andiamo ricordando, diventa difficile da interpretare.
Sono morti sconosciuti e senza nome e, quel che è forse ancor peggio, molte volte negati, rimossi, cancellati.
Siamo in pochi, al massimo in quaranta, e il corteo che a un certo punto si muove verso il centro del ponte è un’unica ombra scura non troppo grande. Cadono uno alla volta ma anche assieme fiori e petali giù nell’acqua, mentre l’elenco del numero dei morti continua da lontano. Immaginiamo che il fiume porti i nostri fiori al mare, sapendo bene che non sarà così. E anche se davvero qualcuno dei nostri fiori arrivasse all’Adriatico, raggiungerebbe una parte di quel Nostro Mare lontana dalle tragedie di cui stiamo ascoltando, da quei disperati, grandi e bambini, maschi e femmine, aggrappati alle reti per i tonni, mangiati dai pesci e accatastati sopra le tubature dei gasdotti.
Ma nessun luogo è così lontano da non poter essere raggiunto dalla nostra coscienza e la tragedia di queste morti, non solo per il numero, ma soprattutto per le cause, è così grande e sporca che la vergogna immensa e inarrestabile inquina tutto questo mare e risale i fiumi e arriva fino a noi.


Dal quaderno:
… in fondo al mare abbiamo lasciato un pezzo della nostra umanità… nessun voto ai politici che non si impegnino a dare diritti di cittadinanza… è questa indifferenza ad essere tragedia nella tragedia… questo “nostro mare” spazio di speranza e spazio di morte… siamo tutti migranti… ci vuole musica per continuare ad ascoltare l’elenco dei fatti e dei nomi… non si può morire così cercando la vita e la libertà… fiori e petali scivolano leggeri nelle acque del mio fiume: ma il cuore non si alleggerisce… si cantava una volta: “Nostra patria è il mondo interno, nostra legge è la libertà”. Torneremo a cantarlo? Non voglio nessuna frontiera…

Associazione Giù le frontiere
Rete primo marzo Imola

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