«Abbiamo ancora l'ambizione di utilizzare lo strumento dello sciopero, sappiamo che esistono diverse forme e modalità per realizzarlo, per questo stiamo cercando l'adesione di sindacati, ma anche di associazioni e forze politiche». Non usa mezzi termini Cécile Kashetu Kyenge, la coordinatrice nazionale e portavoce del "Movimento Primo Marzo". Dopo la grande giornata di mobilitazione dello scorso anno "Una giornata senza di noi" questo movimento di base ha lavorato in maniera carsica, si è radicato in molte città e si prepara a ricostruire una mobilitazione nazionale per il 1 marzo 2011, lo fa in una fase di crisi non solo economica ma politica e sociale, in cui il mondo del lavoro, migrante e no, sono tornati prepotentemente a farsi sentire. «Molte e molti di noi hanno partecipato alle manifestazioni di questi mesi - racconta Cécile - perché la nostra lotta è per migliorare la situazione di tutti, non solo per gli immigrati. Invitiamo i sindacati a mettersi in gioco, abbiamo scelto di caratterizzare la giornata di quest'anno su parole d'ordine semplici e nette, per la dignità e il diritto al lavoro, partendo dal fatto che chi è immigrato parte da condizioni particolari, ma non per immaginarci separati. E lo facciamo adesso che il lavoro scarseggia, in cui c'è un indebolimento della "cittadinanza del lavoro migrante" che ricade anche sugli autoctoni». Le condizioni particolari a cui si riferisce la coordinatrice del movimento sono facilmente evidenziabili, il fatto che i lavoratori e le lavoratrici migranti perdono, col posto di lavoro, in pochi mesi, anche il diritto a restare in Italia, il fatto che restare senza permesso di soggiorno si traduce in un reato perseguibile, una colpa causa di disagio, elemento scatenante di guerra fra poveri. Il tutto sotto uno Stato che invece di aiutare fornendo strumenti di sostegno agisce a colpi di espulsione. Lo scenario in cui tutto questo accade è quello della crisi:«Basta pensare ad un elemento, sono diminuite le rimesse con cui chi è in Italia, ma in generale in Europa, sostiene le famiglie e le economie dei paesi di provenienza. - ribadisce Cécile -Io sto partendo per Gorè, al Forum sociale mondiale, dove è prevista una lunga sessione sulle tematiche dell'immigrazione e dove arriverà a compimento un processo iniziato nel 2006, la Carta Mondiale dei Migranti. Si tratta di un lavoro enorme, frutto di una partecipazione collettiva e che nasce dalla base e dai soggetti sociali che per primi sono coinvolti. Al Forum metteremo a punto il materiale raccolto e i suggerimenti che ci sono arrivati per proporre un testo che ragioni di immigrazione reale e potenziale, che individui elementi comuni per lavorare sulla partecipazione politica, economica e sociale alla vita dei paesi in cui si emigra o si vorrebbe emigrare, che metta al punto uno dei diritti inalienabili, contenuti nella Convenzione di Ginevra e spesso non rispettato, la libertà di movimento. Quello che vogliamo è un mondo senza muri a dividere le genti». Cécile è arrivata in Italia nel 1983 per studiare ed è rimasta:«Ormai ho trascorso più anni a Bologna che nel mio paese. Quando sono arrivata c'era più curiosità che diffidenza verso di noi, non c'erano leggi sull'immigrazione, un disastro dal punto di vista burocratico ma con le persone era più facile entrare in relazione. Allora si considerava "nemico" il meridionale, "il terrone" , noi non eravamo presi in considerazione. Negli anni Novanta, siamo cresciuti in numero e le persone, grazie anche all'assenza della politica, non hanno avuto modo di abituarsi alla nostra presenza. È aumentata la difficoltà ad accettarci mentre prevaleva un approccio repressivo e securitario. Eppure senza di noi questo Paese non andrebbe avanti, perché invecchia, perché ha bisogno del nostro lavoro e delle ricchezze sociali e culturali di cui siamo portatori. Temo che invece di capire gli errori si continui con altre leggi repressive che non risolveranno nulla. Secondo me sarebbe invece utile avere al governo e in parlamento anche cittadini immigrati in grado di mettere a disposizione le proprie competenze». Nel Movimento Primo Marzo sono ben coscienti di come tante difficoltà non nascano solo da governi segnati da forze politiche xenofobe ma anche dagli errori della sinistra, errori su cui Cécile non vuole tacere:«Una sinistra che si è trovata impreparata. Ha pesato il non considerarci quasi mai in grado di occupare, nei partiti posti di responsabilità. È raro che le nostre competenze vengano considerate, al massimo prende qualche immigrato per dare una immagine di multiculturalità». Chi ha continuato a lavorare nel movimento è convinto che lo scorso anno sia stato solo un punto di partenza:« Ha rappresentato la scelta di trovare la capacità per reclamare i nostri diritti, visto che di doveri ne abbiamo sin troppi- prosegue la coordinatrice nazionale- per noi si tratta di una giornata di orgoglio che impone di ragionar su una nuova cittadinanza meticcia che deve coinvolgere tutti, in una nuova convivenza. E dobbiamo anche riparare ai guasti portati da tanta mala informazione, cambiare sia la dialettica che le terminologie utilizzate. Troppo spesso, soprattutto nei grandi giornali, le notizie non sono riportate per far conoscere la realtà ma per distorcerla. Un esempio? Si parla delle classi scolastiche piene di stranieri, eppure gran parte dei bambini sono nati o cresciuti in Italia, del proprio paese di origine non sanno nulla, perché chiamarli stranieri? Si continua ancora a parlare di immigrazione legata all'insicurezza, a terrorizzare le persone enfatizzando solo i fatti di cronaca nera e mai le buone pratiche di cui è pieno questo paese. Accomunarci solo alla violenza e all'insicurezza, significa aumentare il danno già compiuto»- Per questo Cécile porta parole di elogio e di incoraggiamento per Liberazione:«Voi potreste partire anche dalle difficoltà del momento per modificare il senso comune. Partite già da un grande lavoro che svolgete quotidianamente. Utilizzate anche le competenze di tanti di noi per affrontare in maniera migliore e più approfondita le questioni internazionali che riguardano le nostre aree di provenienza, considerandoci come possibili inviati. Dateci modo di intervenire sulle tematiche del razzismo e dello sfruttamento, delle leggi ingiuste e delle nostre aspirazioni. A mio avviso trovereste anche tanti nuovi lettori che gradirebbero la novità, persone stanche di vedersi confinati in un trafiletto di cronaca locale». Il movimento Primo Marzo potrebbe rappresentare, per le sue caratteristiche innovative e non escludenti, una novità interessante nello scenario che si va delineando in questo Paese, hanno fatto scelte precise e conducono mobilitazioni in cui si coniugano radicalità e propositività, pacifiche ma daterminate. Sanno di dover risalire la china:«Perché, conclude Cécile, bisogna sentirsi uguali per riconoscere le differenze».
Sciopero migranti, pronti al bis
sabato 29 gennaio 2011
«Abbiamo ancora l'ambizione di utilizzare lo strumento dello sciopero, sappiamo che esistono diverse forme e modalità per realizzarlo, per questo stiamo cercando l'adesione di sindacati, ma anche di associazioni e forze politiche». Non usa mezzi termini Cécile Kashetu Kyenge, la coordinatrice nazionale e portavoce del "Movimento Primo Marzo". Dopo la grande giornata di mobilitazione dello scorso anno "Una giornata senza di noi" questo movimento di base ha lavorato in maniera carsica, si è radicato in molte città e si prepara a ricostruire una mobilitazione nazionale per il 1 marzo 2011, lo fa in una fase di crisi non solo economica ma politica e sociale, in cui il mondo del lavoro, migrante e no, sono tornati prepotentemente a farsi sentire. «Molte e molti di noi hanno partecipato alle manifestazioni di questi mesi - racconta Cécile - perché la nostra lotta è per migliorare la situazione di tutti, non solo per gli immigrati. Invitiamo i sindacati a mettersi in gioco, abbiamo scelto di caratterizzare la giornata di quest'anno su parole d'ordine semplici e nette, per la dignità e il diritto al lavoro, partendo dal fatto che chi è immigrato parte da condizioni particolari, ma non per immaginarci separati. E lo facciamo adesso che il lavoro scarseggia, in cui c'è un indebolimento della "cittadinanza del lavoro migrante" che ricade anche sugli autoctoni». Le condizioni particolari a cui si riferisce la coordinatrice del movimento sono facilmente evidenziabili, il fatto che i lavoratori e le lavoratrici migranti perdono, col posto di lavoro, in pochi mesi, anche il diritto a restare in Italia, il fatto che restare senza permesso di soggiorno si traduce in un reato perseguibile, una colpa causa di disagio, elemento scatenante di guerra fra poveri. Il tutto sotto uno Stato che invece di aiutare fornendo strumenti di sostegno agisce a colpi di espulsione. Lo scenario in cui tutto questo accade è quello della crisi:«Basta pensare ad un elemento, sono diminuite le rimesse con cui chi è in Italia, ma in generale in Europa, sostiene le famiglie e le economie dei paesi di provenienza. - ribadisce Cécile -Io sto partendo per Gorè, al Forum sociale mondiale, dove è prevista una lunga sessione sulle tematiche dell'immigrazione e dove arriverà a compimento un processo iniziato nel 2006, la Carta Mondiale dei Migranti. Si tratta di un lavoro enorme, frutto di una partecipazione collettiva e che nasce dalla base e dai soggetti sociali che per primi sono coinvolti. Al Forum metteremo a punto il materiale raccolto e i suggerimenti che ci sono arrivati per proporre un testo che ragioni di immigrazione reale e potenziale, che individui elementi comuni per lavorare sulla partecipazione politica, economica e sociale alla vita dei paesi in cui si emigra o si vorrebbe emigrare, che metta al punto uno dei diritti inalienabili, contenuti nella Convenzione di Ginevra e spesso non rispettato, la libertà di movimento. Quello che vogliamo è un mondo senza muri a dividere le genti». Cécile è arrivata in Italia nel 1983 per studiare ed è rimasta:«Ormai ho trascorso più anni a Bologna che nel mio paese. Quando sono arrivata c'era più curiosità che diffidenza verso di noi, non c'erano leggi sull'immigrazione, un disastro dal punto di vista burocratico ma con le persone era più facile entrare in relazione. Allora si considerava "nemico" il meridionale, "il terrone" , noi non eravamo presi in considerazione. Negli anni Novanta, siamo cresciuti in numero e le persone, grazie anche all'assenza della politica, non hanno avuto modo di abituarsi alla nostra presenza. È aumentata la difficoltà ad accettarci mentre prevaleva un approccio repressivo e securitario. Eppure senza di noi questo Paese non andrebbe avanti, perché invecchia, perché ha bisogno del nostro lavoro e delle ricchezze sociali e culturali di cui siamo portatori. Temo che invece di capire gli errori si continui con altre leggi repressive che non risolveranno nulla. Secondo me sarebbe invece utile avere al governo e in parlamento anche cittadini immigrati in grado di mettere a disposizione le proprie competenze». Nel Movimento Primo Marzo sono ben coscienti di come tante difficoltà non nascano solo da governi segnati da forze politiche xenofobe ma anche dagli errori della sinistra, errori su cui Cécile non vuole tacere:«Una sinistra che si è trovata impreparata. Ha pesato il non considerarci quasi mai in grado di occupare, nei partiti posti di responsabilità. È raro che le nostre competenze vengano considerate, al massimo prende qualche immigrato per dare una immagine di multiculturalità». Chi ha continuato a lavorare nel movimento è convinto che lo scorso anno sia stato solo un punto di partenza:« Ha rappresentato la scelta di trovare la capacità per reclamare i nostri diritti, visto che di doveri ne abbiamo sin troppi- prosegue la coordinatrice nazionale- per noi si tratta di una giornata di orgoglio che impone di ragionar su una nuova cittadinanza meticcia che deve coinvolgere tutti, in una nuova convivenza. E dobbiamo anche riparare ai guasti portati da tanta mala informazione, cambiare sia la dialettica che le terminologie utilizzate. Troppo spesso, soprattutto nei grandi giornali, le notizie non sono riportate per far conoscere la realtà ma per distorcerla. Un esempio? Si parla delle classi scolastiche piene di stranieri, eppure gran parte dei bambini sono nati o cresciuti in Italia, del proprio paese di origine non sanno nulla, perché chiamarli stranieri? Si continua ancora a parlare di immigrazione legata all'insicurezza, a terrorizzare le persone enfatizzando solo i fatti di cronaca nera e mai le buone pratiche di cui è pieno questo paese. Accomunarci solo alla violenza e all'insicurezza, significa aumentare il danno già compiuto»- Per questo Cécile porta parole di elogio e di incoraggiamento per Liberazione:«Voi potreste partire anche dalle difficoltà del momento per modificare il senso comune. Partite già da un grande lavoro che svolgete quotidianamente. Utilizzate anche le competenze di tanti di noi per affrontare in maniera migliore e più approfondita le questioni internazionali che riguardano le nostre aree di provenienza, considerandoci come possibili inviati. Dateci modo di intervenire sulle tematiche del razzismo e dello sfruttamento, delle leggi ingiuste e delle nostre aspirazioni. A mio avviso trovereste anche tanti nuovi lettori che gradirebbero la novità, persone stanche di vedersi confinati in un trafiletto di cronaca locale». Il movimento Primo Marzo potrebbe rappresentare, per le sue caratteristiche innovative e non escludenti, una novità interessante nello scenario che si va delineando in questo Paese, hanno fatto scelte precise e conducono mobilitazioni in cui si coniugano radicalità e propositività, pacifiche ma daterminate. Sanno di dover risalire la china:«Perché, conclude Cécile, bisogna sentirsi uguali per riconoscere le differenze».
Primo marzo un anno dopo. "Non è uno sciopero etnico|
martedì 25 gennaio 2011
DEDICHIAMO la giornata del primo marzo al diritto e alla dignità dei lavoratori e in particolare dei lavoratori immigrati, quelli che oggi sono più penalizzati e più ricattabili". Cecile Kashetu Kyenge è un medico di origine congolese ed è anche la nuova coordinatrice del movimento Primo Marzo "24 ore senza di noi", nato l'anno scorso per indire la prima giornata di sciopero contro il razzismo e in difesa dei diritti umani.
A Roma è stata presentata la mobilitazione del 2011, con l'invito a partecipare non solo agli immigrati ma a tutti quegli italiani consapevoli del contributo sociale, culturale ed economico che portano gli stranieri. Come è già avvenuto in Francia e ancora prima negli Stati Uniti, questo movimento è partito dal basso ed è stato coordinato da un gruppo di donne italiane e immigrate attraverso i social network. In poche settimane sono riuscite a creare una fitta rete di comitati locali, di associazioni, di camere del lavoro già impegnate nell'antirazzismo e nella promozione dei diritti umani. La rete del Primo Marzo ha portato nelle piazze italiane oltre 300 mila persone e in alcune zone, soprattutto al nord, ha convinto i sindacati a proclamare una vera e propria giornata di sciopero. Solo nel bresciano sono 48 le Rsu, prevalentemente di aziende metalmeccaniche, che hanno fermato la produzione. Se nel 2010 molti hanno partecipato sull'onda emotiva dei fatti di Rosarno, quest'anno la spinta a manifestare viene dalle proteste disperate dei nordafricani
che a novembre sono saliti sulle gru, a Brescia e a Milano, contro quella che molti hanno definito la "sanatoria truffa".
Il radicamento e la crescita di questi nuovi fenomeni rivendicativi dimostrano che molti immigrati, per quanto diversi tra loro e per quanto difficili da coinvolgere, sono sempre più motivati a difendere i propri diritti. Soprattutto, non sono più disposti a subire passivamente forme di discriminazione e vogliono far sentire la propria voce per mettere in discussione il sistema di leggi, dalla Bossi-Fini al Pacchetto sicurezza, che inevitabilmente li spinge verso lo stato di precarietà e di irregolarità. L'iniziativa ha suscitato molte perplessità nelle grandi confederazioni del lavoro, perché quello che propone, secondo alcuni sindacalisti, è uno sciopero etnico mirato a dividere anziché unire. "Non si tratta di uno sciopero etnico - chiarisce Cecile Kyenge - , noi invitiamo a partecipare tutti quelli che si sentono parte di una nuova cittadinanza, italiani e immigrati insieme". E aggiunge: "Molti non considerano che se si colpisce il lavoratore immigrato, se lo si porta verso una condizione di ricattabilità, a subirne le conseguenze saranno gli stessi italiani e tutti i lavoratori ne usciranno indeboliti".
Il sostegno al movimento, che ci tiene a restare apartitico e indipendente, anche quest'anno è stato confermato dalle tante parti della società civile, dalle associazioni degli stranieri alle organizzazioni non governative, dalle singole sedi del sindacato ad alcune sezioni di partiti politici, come Sinistra e Libertà Emilia Romagna, come il Forum Immigrazione del Pd, come Rifondazione Comunista. Ma soprattutto, dicono gli organizzatori, sono i singoli cittadini che decidono di sostenerci, quelli che non hanno alcuna appartenenza. Una moltitudine di donne e di uomini, insomma, che credono nella "nuova cittadinanza", fondata sul multiculturalismo, sulla mescolanza e sull'inclusione.
Primo marzo 2011, le parole d'ordine (2)
«Per questo il movimento Primo Marzo, attraverso la rete dei suoi comitati territoriali e in collegamento con la rete del No-Razzismo Day, ha deciso di centrare le mobilitazioni del prossimo 1° marzo sul tema del diritto al lavoro e dei diritti e della sicurezza sul lavoro».
«La difesa del diritto al lavoro e degli altri diritti fondamentali è una battaglia che riguarda tutti, e non solo per ragioni etiche o altruistiche. Gli stranieri sono infatti il ‘terreno’ dove vengono sperimentate oggi le politiche repressive che colpiranno domani segmenti sempre più ampi di popolazione».
«E’ necessario che i lavoratori e gli aspiranti lavoratori, italiani e stranieri, comprendano che la loro unione e la solidarietà reciproca sono indispensabili per contrastare questa pericolosa deriva», ha aggiunto la coordinatrice nazionale e portavoce del movimento Primo Marzo».
«Il superamento della legge Bossi-Fini, il riconoscimento della piena cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, il diritto di voto amministrativo per gli immigrati - ma anche la chiusura dei Cie e l’approvazione di una vera legge che tuteli rifugiati e richiedenti asilo - sono i passi fondamentali da fare necessariamente in questa direzione».
Primo marzo 2011, le parole d'ordine (1)
Nel corso di un incontro tenutosi alla libreria Griot di Roma, Cécile Kashetu Kyenge, coordinatrice e portavoce del movimento Primo Marzo, ha illustrato le parole d’ordine che caratterizzeranno la prossima “giornata senza di noi”.
«Il Primo Marzo è nato come giornata senza di noi e sciopero degli stranieri. E’ stata una mobilitazione partita dal basso per sottolineare la rilevanza economica e sociale dell’immigrazione», ha ricordato Kyenge. «Questa giornata, che ha toccato oltre 60 piazze e coinvolto più di 300mila persone, ha inaugurato una stagione intensa di iniziative spontanee (lo sciopero delle rotonde a Castelvolturno, la gru a Brescia, la torre a Milano,la manifestazione Agire contro il Razzismo a Bologna, il corteo antirazzista del 12 dicembre a Firenze...), che hanno avuto come protagonisti i migranti e la società civile».
«Sappiamo che il momento è delicato e difficile. Proprio per questo non possiamo e non dobbiamo dimenticare l'elemento che più di ogni altro ha qualificato e dato forza al Primo Marzo.Come semplici cittadini e lavoratori, non abbiamo il potere di convocare uno sciopero. Chiederlo rientra però tra i nostri diritti. Ed è quello che i comitati Primo Marzo di molte città stanno già facendo».
«Non puntiamo allo sciopero generale, non ci interessa uno sciopero etnico (che si scontrerebbe con il valore della mixité). Quel che vogliamo è esercitare un diritto riconosciuto anche dalla Costituzione per dire con forza no al razzismo e alle politiche di esclusione, sì all’uguaglianza e diritti per tutti».
«Chiediamo a tutti - singoli, associazioni, realtà sindacali e politiche - di sostenere le mobilitazioni del prossimo Primo Marzo.In particolare, ai sindacati chiediamo di attivarsi per sostenere concretamente i lavoratori, migranti e italiani, che vorranno astenersi dal lavoro nelle fabbriche, nelle cooperative e in tutti i luoghi di lavoro più o meno formali».
Con i prigionieri del Sinai
lunedì 24 gennaio 2011
Primo Marzo Roma e Primo Marzo aderiscono alla fiaccolata del 1° febbraio.
«Cari,sono più di due mesi che la drammatica situazione dei profughi sequestrati nel Sinai va avanti senza che nulla sia avvenuto in termini di risposte istituzionali e di mobilitazione della comunità internazionale. Siamo più che mai convinti che sia necessario intraprendere tutte le azioni possibili per tenere alta l'attenzione e cercare di sollecitare queste risposte.
Per questo motivo insieme all'Agenzia Habeshia, all'Associazione a Buon Diritto e al Centro Astalli abbiamo deciso di promuovere un'iniziativa pubblica a Roma: una fiaccolata silente sulle scale del Campidoglio Martedì 1° febbraio 2011 alle ore 18.00. Vi alleghiamo il manifesto/appello della manifestazione.
Per un'iniziativa che sia corale e veramente partecipata, crediamo sia importante raccogliere l'adesione di tutte le associazioni e organizzazioni che si occupano di tutela dei diritti dei migranti.
Abbiamo richiesto il patrocinio di tutte le istituzioni locali: Comune di Roma e Provincia di Roma (che hanno già manifestato il loro interesse) e Regione Lazio. Nell'iniziativa vorremmo coinvolgere anche parlamentari della maggioranza e dell'opposizione (in primo luogo i firmatari dell'appello a Frattini).
Vi invitiamo ad aderire alla manifestazione e a far circolare l'invito a quanti possano essere interessati: raccoglieremo le adesioni sino a mercoledì 26 alle ore 18.00. Consiglio italiano per i rifugiati tel. 0669200114».
Anche quest'anno il Primo marzo
domenica 23 gennaio 2011
ROMA - Anche quest’anno i lavoratori immigrati incroceranno le braccia il primo marzo. Lo “sciopero” degli stranieri, lanciato per la prima volta lo scorso anno come mobilitazione e protesta sociale, torna anche nel 2011 per ricordare il valore economico del lavoro prodotto dai quasi 5 milioni di immigrati che vivono in Italia e per chiedere una serie di interventi legislativi, con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza culturale e un miglioramento della situazione sociale. Il conto alla rovescia verso lo sciopero 2011 è partito oggi a Roma, con la presentazione ufficiale alla stampa dell’evento.
La giornata del 1 marzo era nata l’anno scorso ponendo ai cittadini italiani una provocazione: cosa succederebbe se tutti i lavoratori stranieri incrociassero le braccia? E se insieme a loro anche gli italiani protestassero contro il razzismo istituzionale e tutto ciò che ne consegue? Domande che il Movimento Primo Marzo (che riunisce “immigrati, seconde generazioni e italiani, accomunati dal rifiuto e dal razzismo dell'intolleranza e della chiusura che caratterizzano il presente italiano”) ripropone anche per il 2011, chiedendo la fine della “politica dei due pesi e delle due misure, nelle leggi e nell'agire delle persone”. Con la protesta si chiede il superamento della legge Bossi-Fini, il riconoscimento della cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, il diritto di voto amministrativo per gli immigrati, la chiusura dei Cie, ma anche l’approvazione di una legge che tuteli rifugiati e richiedenti asilo. Anche stavolta il colore di riferimento della protesta è il giallo, considerato il colore del cambiamento e scelto anche per la sua neutralità politica, da indossare come segno di riconoscimento, anche con un semplice nastro o braccialetto.
Per i promotori “c’è un collegamento diretto tra il razzismo, in particolare il razzismo istituzionale, e la graduale erosione dei diritti dei lavoratori in Italia”: il dito è puntato contro il pacchetto sicurezza e quelle ordinanze “che non producono nessuna sicurezza ma al contrario hanno il solo effetto di aumentare la clandestinità”. Provvedimenti definiti dal comitato 1 marzo “una minaccia per tutti” e non solo per i migranti, dal momento che aprono la strada “agli ingaggi in nero e ai contratti capestro”, situazione che porta facilmente “alla perdita per tutti dei diritti acquisiti, degli standard di sicurezza sul lavoro, delle tutele sindacali”. “La difesa del diritto al lavoro e degli altri diritti fondamentali - spiega Cécile Kashetu Kyenge, coordinatrice nazionale e portavoce del movimento Primo Marzo - è una battaglia che riguarda tutti, e non solo per ragioni etiche o altruistiche”. Secondo la coordinatrice, gli stranieri “sono il ‘terreno’ su cui vengono sperimentate oggi le politiche repressive che colpiranno domani segmenti sempre più ampi di popolazione”: situazione che richiede unione e solidarietà reciproca fra italiani e stranieri per “contrastare questa pericolosa deriva”.
Al di là dei motivi di protesta, però, nelle intenzioni dei promotori dello sciopero il primo marzo sarà una giornata di mobilitazione nazionale e internazionale volta a unire autoctoni e immigrati, vecchi e nuovi cittadini perché “la contrapposizione tra ‘noi’ e ‘loro’ , ‘autoctoni’ e ‘stranieri’ è destinata a cadere, lasciando il posto alla consapevolezza che oggi siamo ‘insieme’, vecchi e nuovi cittadini impegnati a mandare avanti il paese e a costruirne il futuro”.
Un mese prima dell’appuntamento del 1 marzo, al Forum sociale di Dakar, in programma dal 31 gennaio al 6 febbraio sarà presentata e votata la Carta mondiale dei migranti, alla cui stesura ha partecipato anche il Movimento primo marzo. “Un documento - spiega il coordinatore del progetto Jelloul Ben Hamida - scritto collettivamente da migranti di tutto il mondo, con l’obiettivo di affermare il diritto degli esseri umani a muoversi liberamente per il pianeta e a scegliere dove fermarsi”. Quattro anni di lavoro, 5 mila persone coinvolte, per una “Carta di principi e non rivendicativa, diversa dalle Convenzioni internazionali che già esistono in materia, poiché è costruita dal basso, dai migranti stessi, a partire dall’intuizione di un gruppo di 'sans papier', a Marsiglia, nel 2006”. (Gina Pavone)
Fonte: Redattore Sociale
giovedì 20 gennaio 2011
VERSO PRIMO MARZO 2011
per dire anche quest’anno
SI a un’Italia multiculturale e arcobaleno
Libreria Griot
24 gennaio 2011, ore11h00
via di Santa Cecilia 1/A - Roma
Lunedì 24 gennaio alle 11h00, il Movimento ‘Primo Marzo’ invita i giornalisti alla conferenza stampa per la presentazione di
‘Primo Marzo 2011,
24h senza di Noi’
giornata di mobilitazione nazionale e internazionale contro il razzismo e per la difesa dei diritti umani giunta alla sua seconda edizione.
La conferenza stampa si terrà presso la Libreria Griot
(via Santa Cecilia 1/A-Roma).
Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?
Partendo da questa domanda provocatoria lo scorso anno il Movimento ‘Primo Marzo’ - in collegamento con altri Paesi europei - ha promosso una mobilitazione antirazzista e per i diritti umani che ha interessato oltre 60 città e coinvolto più di 300 mila persone in tutta Italia. Il movimento crede che anche quest’anno il Primo Marzo debba essere una giornata di mobilitazione nazionale e internazionale volta a unire autoctoni e immigrati, vecchi e nuovi cittadini.
Nel corso della conferenza stampa saranno presentati i temi e le parole d’ordine che caratterizzeranno l’edizione di quest’anno.
Sarà fatto il punto, inoltre, sulla Carta Mondiale dei Migranti, alla cui redazione il movimento Primo Marzo ha contribuito attivamente, e che sarà presentata ufficialmente al Social Forum di Dakar (febbraio 2011).
Partecipano alla conferenza stampa:
Cécile Kashetu Kyenge, coordinatrice nazionale e portavoce del Movimento ‘Primo Marzo’,
Jelloul Ben Hamida, coordinatore del progetto Carta Mondiale dei diritti dei Migranti,
Gabriella Guido, comitato ‘Primo Marzo Roma’,
Carmine Curci, missionario comboniano e direttore responsabile dell’agenzia Misna.
Un nuovo Primo Marzo? Sì, Grazie
martedì 11 gennaio 2011
UN NUOVO PRIMO MARZO? Sì GRAZIE
Creiamo una grande mobilitazione per un NUOVO 1 MARZO.
Iniziamo a muoverci a creare mobilitazione sulla tematica della Mixitè, della Contaminazione, della Mescolanza.
Sui diritti fondamentali dei migranti, sul loro diritto di accesso al voto, sui diritti di cittadinanza, sulla politica dei rispingimenti.
Per una nuova visione dell'Accoglienza, per una politica finalmente chiara e partecipativa sulla tematica dei rifugiati politici, per un nuovo modo di intendere le migranze, come opportunità, come occasione, come rafforzamento, perchè il mondo sia senza frontiere, per la Pace, per la Fratenità e la comprensione reciproca.
Il NoRazzismoDay...(No. R. D per gli amici) rilancia ufficialmente e fa proprio l'invito dei Comitati Primo Marzo a rinnovare e ridare significato alla mobilitazione che ha caratterizzato la primavera del 2010 e li invita a rendere fattivo e palpabile il progetto entrando finalmente in fase propositiva. Nel farlo si pone come promotore dell'evento
Riteniamo, se possibile, che le tematiche in divenire siano persino più caratterizzate e pesanti di quanto non fossero nell'anno passato ed in più la fase di lotta dei Migranti sulla Sanatoria Truffa sta lì a dimostrare quanto urgente sia una mobilitazione di tutta la Società Civile su queste tematiche .
Il No.R.D si fa promotore in prima persona della mobilitazione e ritiene che essa debba investire e riguardare tutta la società civile, ma in primissimo luogo quelle istanze sindacali che ancora poco tendono ad occuparsi della sorte e dell'avvenire dei migranti, che pure tanta importanza rivestono ormai nel tessuto della nostra società.
Riteniamo sia indispensabile rispondere alla domanda che fu posta dal 1 Marzo 2010:
Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?
Riteniamo anche che sia giunto il momento di porre in maniera forte le questioni messe in campo dalla Sanatoria Truffa e sulla risposta assolutamente nulla che questo governo ha data alle giuste istanze dei migranti, ad un comportamento che tende a rendere la loro vita un percorso ad ostacoli con partenza ad Handicap, in questo paese. Quando non addirittura non si manifesti una vera e propria pratica palese e manifesta di Apartheid
Sollecitiamo il tessuto tutto della società civile.
I sindacati, i partiti e le associazioni.
I comitati Primo Marzo, tutti gli aderenti al NO-R-Day ed alle Pagine di Facebook che lo contornano sino al Popolo Viola in tutti i movimenti carettiristici e differenti che lo compongono ad incontrarsi e prendersi carico di un percorso che conduca alla Manifestazione Nazionale del 1Marzo...
Ad una mobilitazione sulla tematica che come l'anno scorso duri dall' 01-03-2011 sino al 06-03-2011 che sia caratterizzata da mobilitazioni locali, spettacoli, iniziative ma soprattutto da una Manifestazione a carattere Nazionale e che possa anche dar luogo ad un giorno di astensione dal lavoro per dimostrare il peso ed il senso che le popolazioni migranti hanno ormai nell'Economia del paese...é Gennaio il tempo stringe.
Gli Amministratori del NO- R - Day (No Razzismo Day)