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domenica 6 marzo 2011

LE NOVITA' DEL PRIMO MARZO
A distanza di un anno dalla prima “giornata senza di noi”, il primo marzo piazza Nettuno a Bologna si è riempita ancora. Ancora una volta è stata una giornata transnazionale: ha attivato, come è avvenuto in Austria, percorsi di lotta inediti; ha dato forza e supporto a lotte come quella dei migranti in sciopero della fame in Grecia; ha costruito un legame tra le due sponde del Mediterraneo, contro i regni della paura. Rispetto allo scorso anno, in assenza del clamore mediatico determinato dalla rivolta di Rosarno, in un momento in cui la crisi colpisce duro, la mobilitazione ha visto numeri diversi attraversare le strade. Qualcosa di più però c’è stato, e il primo marzo 2011 ha segnato alcune soglie rispetto alle quali noi non intendiamo arretrare.
La prima riguarda lo sciopero: rispetto al 2010, un numero maggiore di fabbriche ha scioperato, e un numero maggiore di lavoratori, italiani e migranti, si è effettivamente astenuto dal lavoro. Questo dato segnala l’importanza della comunicazione con le RSU, con lavoratrici e lavoratori che hanno compreso che lo sciopero del lavoro migrante è sciopero di tutto il lavoro.
La seconda è la visibilità delle donne, migranti e italiane, nella piazza del primo marzo. La denuncia del carattere patriarcale della legge Bossi-Fini fa capire che non è più tempo di un antirazzismo neutro, né di un’organizzazione dei migranti che taccia sulla subordinazione delle donne e la accetti mascherandola come “cultura”.
La terza è l’assoluta novità della presenza in piazza dei figli e delle figlie dei migranti. La manifestazione studentesca del mattino, la partecipazione attraverso la musica hip hop del Laboratorio OnTheMove alla lotta di tutti mostra la forza di una presenza che non vuole farsi ingabbiare in un’eterna seconda generazione.
Lavoratrici e lavoratori, uomini e donne, ragazzi e ragazze, il primo marzo hanno preteso visibilità, presenza, parola. Per affermare condizioni che non sono rappresentabili e che non possono essere trattate solo come questioni di emergenza – che si tratti dell’emergenza decretata dal governo, o di una condizione estrema resa visibile da un antirazzismo ormai datato. I lavoratori e le lavoratrici, gli uomini e le donne, i ragazzi e le ragazze che il primo marzo hanno parlato hanno mostrato di non essere ai margini ma al centro delle trasformazioni contemporanee del lavoro, di poter essere al centro delle lotte.
Noi del Coordinamento Migranti da qui ripartiamo e ripetiamo, come abbiamo detto in piazza, che non sono le ricorrenze che ci interessano, né gli attestati di solidarietà, né un odioso assistenzialismo. Ci interessa quello spazio nel quale i migranti, uomini e donne, lavoratrici e lavoratori, ragazze e ragazzi, possano sentirsi potenti, e non solo per un giorno.
A questo link immagini della giornata

Coordinamento Migranti Bologna e provincia
Laboratorio On the Move

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