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Come fare il 1° Marzo 2014

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venerdì 5 ottobre 2012

ASSEMBLEA NAZIONALE RETE PRIMO MARZO MODENA 7 OTTOBRE 2012 ORE 10.30 - 15.00 CASA DELLE CULTURE VIA WILIGELMO, 80

Carissim*


Dopo alcuni mesi di lavoro ed impegno sul territorio , riprendiamo il cammino insieme, in rete," Verso il Primo Marzo 2013".Dalla sua nascita la rete promuove la partecipazione dal basso a un percorso in progress per costruire, proporre e crescere insieme con nuove forme di mobilitazione.Il primo Marzo 2010 - sciopero degli stranieri, è stato il momento che ha segnato un passo importante nella lotta per i diritti dei migranti e per il riconoscimento del carattere multiculturale della nostra società. Da allora lo sciopero si è rivelato uno strumento incisivo nella lotta dei migranti per rivendicare i propri diritti e denunciare il razzismo istituzionale, lotta che ha coinvolto persone singole, associazioni, formazioni politiche e sindacali.Ogni anno la rete elabora un documento politico che contiene punti fondamentali per il nostro impegno durante tutto l'anno.Il 2012 ha segnato un altro passo fondamentale nella storia della rete, andando oltre la piazza. Quest'anno, infatti, oltre alle più tradizionali manifestazioni outdoor, sono stati organizzati assemblee, convegni, momenti di discussione per riflettere, confrontarsi e proporre un nuovo approccio al tema immigrazione. La radio si è rivelata un ottimo mezzo di comunicazione: attraverso interviste e servizi sul fenomeno migratorio ci ha permesso di mantenere l'Italia unita in rete nella settimana del primo marzo. Quest'anno vorremmo però implementare ulteriormente la nostra proposta comunicativa.Nei primi sei mesi dopo il 1 marzo si sono realizzate numerosi progetti nello spirito che ci caratterizza e che ritroviamo nel primo manifesto del 2010 e nella Carta mondiale dei migranti, elaborata a Gorée il 4 febbraio 2011. Dai vari territori si sono moltiplicate le voci del popolo meticcio nella sensibilizzazione e nella lotta per i diritti dei migranti che saranno raccolte in un dossier sul razzismo istituzionale.«Troppo spesso esso (il tema dell'immigrazione, ndr) viene affrontato solo in termini di emergenza e con approssimazione, indugiando sugli aspetti sensazionalistici e patetici. Probabilmente ciò avviene perché considerato marginale e di interesse limitato agli immigrati, ai loro eventuali congiunti italiani e agli attivisti antirazzisti. Si tratta invece di una questione che riguarda tutti. E non solo per ragioni di coscienza o di principio..», leggiamo nell'editoriale del primo numero di Corriere Immigrazione, la testata on line nata a fine agosto che riflette la filosofia del Primo Marzo. Corriere immigrazione è un settimanale che richiede il contributo di ognuno di noi per fare da ponte verso una società diversa, rispettosa dei diritti degli individui e attenta alla giustizia sociale." Verso il Primo Marzo 2013", parte dal mese di ottobre con una serie di appuntamenti che si svolgeranno in diverse città del nostro paese, in contemporanea con i vari FSM (Forum Sociale Mondiale), per costruire insieme la prossima piattaforma politica del 2013.La prima assemblea si svolgerà a Modena, nell' Emilia colpita dal terremoto: qui cominceremo ad affrontare le problematiche emerse dopo questo disastro e parleremo della petizione popolare per la chiusura dei CIE.In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, la scelta di organizzare più assemblee sul territorio nazionale diventa doverosa e permetterà ad un numero maggiore di cittadini, migranti e non, di partecipare al percorso dal basso per la definizione di un nuovo documento condiviso. La giornata del Primo Marzo è diventata il punto di riferimento dei migranti ed anche la giornata ufficiale per far valere la loro voce .In agenda anche altri temi: festival internazionale della rete primo marzo (che potrebbe svolgersi a Matera nel 2013), la sanatoria in corso, la giornata del 18 dicembre per la libera circolazione..

Per la rete Primo Marzo
Cécile Kashetu Kyenge - portavoce nazionale



Vi aspettiamo numerosi!!!!

Alina Diachuk, la sua morte servirà a qualcosa?

lunedì 3 settembre 2012



Il suicidio della giovane ucraina ha scoperchiato un pentolone di pratiche illegali al commissariato di Villa Opicina. Il punto sull’inchiesta.
Ricordate Alina Diachuk, la ragazza ucraina morta suicida nel commissariato di Villa Opicina a Trieste il 16 aprile scorso? I giornali  ne hanno scritto imediatamente a ridosso dell’episodio, in alcuni casi ricamando inutilmente sulla sua vita privata. Il dato obiettivo e rilevante era che la ragazza, appena uscita dal carcere e in attesa del provvedimento di espulsione, in quella cella non avrebbe dovuto esserci: non c’erano elementi per trattenerla. Le indagini fecero emergere subito un altro dato obiettivo e rilevante: il trattenimento illegale dei migranti, nel commissariato di Opicina era una prassi consolidata. Tra le carte di Carlo Baffi, allora responsabile dell’Ufficio Immigrazione di Trieste, adesso indagato per sequestro di persona e omicidio colposo furono trovati  materiali nazifascisti e testi antisemiti. Negli uffici è stato sequestrato invece un registro che documentava di tutto punto i trattenimenti illegali. La morte di Alina ha evidentemente scoperchiato un vaso di pandora, ricolmo di abusi e violazioni perpetrate da chi la legge dovrebbe farla rispettare. A distanza di qualche mese, Corriere Immigrazione ha deciso di tornare sulla vicenda. Troppo spesso, infatti, i casi di cronaca vengono “abbandonati” per seguire nuove notizie e così si rischia di perderne il senso.
Le indagini della Procura di Trieste, coordinate dal pm Massimo De Bortoli, hanno dunque portato alla luce altri casi di migranti illegalmente trattenuti da agosto 2011 ad aprile di quest’anno. Inizialmente si parlava di 49 persone. Questo numero, dopo ricerche più approfondite, pare essersi ridotto.  Prima la Uil-Polizia, per bocca del segretario provinciale Daniele Dovenna, poi lo stesso Carlo Baffi, hanno giustificato l’operato della questura citando una circolare ad uso interno emanata anni fa da un questore e poi riconfermata dai suoi successori. «Sono certo», ha dichiarato Baffi al quotidiano di Trieste Il Piccolo, «di aver fatto applicare quanto aveva stabilito una circolare firmata 10 anni fa dall’allora questore Natale Argirò. Abbiamo sempre agito in questo modo e né avvocati, né magistrati hanno mai avuto qualcosa da ridire». La circolare in questione sarebbe servita ad aggirare un problema logistico: dal venerdì pomeriggio alla domenica, infatti, gli uffici del giudice di pace (competente in questo caso per il convalidamento dei provvedimenti di trattenimento e di espulsione degli stranieri) rimangono chiusi.
La difesa di Baffi, così come le parole di Dovenna, contengono più di una contraddizione. Sembra non vero che a Trieste “né avvocati, né magistrati abbiano mai avuto qualcosa da ridire”. A Corriere Immigrazione, risulta che almeno un avvocato triestino (in un momento precedente alla morte di Alina) qualcosa da ridire l’abbia avuto, e che le sue richieste siano state pure prese in seria considerazione. Accortosi in tempo che un suo assistito era stato rinchiuso arbitrariamente in commissariato, ha prontamente inviato un fax alla questura contestando l’illegittimità dell’atto. Risultato: il migrante era stato rilasciato immediatamente. Perché  Baffi, così convinto della liceità del suo operato, non ha impedito (o ha permesso) la liberazione di questa persona? Corriere Immigrazione avrebbe voluto chiederglielo, ma il suo legale, Paolo Pacileo, ha risposto che un’intervista non sarebbe stata possibile. A proposito della circolare Argirò è inevitabile chiedersi come mai  la Uil-Polizia abbia deciso di “denunciarla” dieci anni dopo la sua emanazione. Il problema prima non sussisteva?
In Procura si tende a ridimensionare  la portata della circolare: aveva un contenuto troppo generico e non può in ogni caso rappresentare un alibi di fronte a reiterate violazioni della legge. L’attenzione rimane concentrata sulle responsabilità personali, in primo luogo quelle di Baffi. Ma un qualche ordine dall’alto deve esserci pur stato. Altrimenti non si spiegherebbe la sfrontatezza di quei registri in cui veniva segnato tutto: gli ingressi, le uscite, addirittura la consegna dei pasti dati. Come se trattenere discrezionalmente i migranti  fosse la cosa più normale del mondo.

http://www.corriereimmigrazione.it/ci/2012/09/alina-diachuk/
Luigi Riccio

La fontana del fico e le (troppe) foglie di fico


Lo sfruttamento dei braccianti in Basilicata ha una lunga tradizione. Un breve excursus, dalla riforma agraria del ’52 al caporalato etnico contemporaneo
Per giungere nella zona della Basilicata dove i migranti raccolgono i pomodori si percorrono per lungo tratto deserte colline gialle e brune. Nei campi appena mietuti frequenti sono i casolari decrepiti. Ogni tanto ci si imbatte in una macchia di verde, è segnale che nei pressi vi è un abbeveratoio da cui sgorga acqua fresca e potabile. Colline arse, casolari abbandonati e fontane non sono i soggetti di una cartolina lucana, ma elementi chiave per comprendere la storia delle campagne della Basilicata. Dal latifondo di un tempo ai braccianti migranti di oggi: una storia di sfruttamento e di lotte.
Ce la racconta in breve Gervasio Ungolo, fondatore insieme con Bernardo Bruno dell’Osservatorio Migranti Basilicata.
Fin dall’inizio del ‘900 i poveri contadini del Mezzogiorno protestavano e occupavano le terre dei grandi proprietari. A seguito della riforma agraria del ’52 parte dei latifondi fu espropriata, la terra tolta ai ricchi e venne sezionata in piccoli poderi, su ciascuno fu eretto un casale e piantato un mulino per estrarre l’acqua del sottosuolo. Ma i contadini vinsero la loro battaglia quando era oramai troppo tardi: l’economia stava cambiando e quei casali furono presto abbandonati. Città e fabbriche promettevano maggior fortuna della parca vita rurale.
La Comunità Europea dovette introdurre dei contributi per convincere gli agricoltori a persistere nel loro mestiere. Ma quella che poteva essere una buona idea prese una brutta piega. L’agricoltore si trovò intrappolato in un sistema altamente collusivo da cui è assai difficile districarsi. Da una parte multinazionali e grande distribuzione impongono agli agricoltori di vendere il loro prodotto a prezzi sempre più stracciati. Dall’altra cooperative e consorzi premono affinché l’agricoltore produca fatture false per raggiungere le quote richieste dall’Europea, pena la perdita dei contributi dell’Unione necessari alla sopravvivenza delle aziende, visto il deprezzamento degli ortaggi e della frutta. Qual è la prevedibile conseguenza di questo meccanismo? Non certo una rivolta verso i poteri forti dell’economia e della politica. E ben più facile, sicuro e redditizio scaricare la disfunzione del sistema sull’anello più debole: i braccianti. Ciò significa che paghe e diritti dei raccoglitori divengono sempre più leggeri.
E mentre l’economia agricola assumeva tale tristo profilo, l’Italia iniziava ad essere terra d’approdo per gente in cerca ed in fuga. La carenza di manodopera agricola fu presto soddisfatta dall’arrivo di migranti che non temevano il duro lavoro di campagna. Non solo, ma lo status giuridico di straniero venne modellato da politica e diritto in modo straordinariamente utile allo sfruttamento lavorativo, rendendo l’immigrato regolare – e ancor di più l’irregolare – privo di alcun potere negoziale. Siamo alla metà degli anni ’80 e nei pressi di Palazzo San Gervasio, vicino alla Fontana del Fico, si crea il primo accampamento di migranti stagionali. Perché proprio a Palazzo? Perché è un territorio ricco di fontane pubbliche e, se il compenso del tuo lavoro non ti permette di prendere una casa in affitto, sei costretto ad accamparti e occorre avere l’accesso all’acqua.
Nel periodo della raccolta i casali abbandonati tornarono ad essere abitati: decrepiti e pericolanti per come erano, senza luce né acqua corrente. Il comune di Potenza ha disposto alcune cisterne in prossimità dei casali che la Caritas periodicamente riempie, ma sono insufficienti alle necessità di tutti i lavoratori stagionali. E allora si vedono migranti con i bidoni d’acqua sulla testa che attraversano le assolate colline come in remoti villaggi africani. Ma siamo in Europa e la gran parte dei migranti l’acqua corrente l’aveva anche in Africa.
In Basilicata, come in molte altre campagne d’Italia, i braccianti con un contratto di lavoro sono pochissimi e le giornate di lavoro dichiarate sono ben inferiori a quelle effettivamente lavorate. Lo si capisce facilmente facendo il confronto con il prodotto raccolto. Ma c’è accondiscendenza verso lo sfruttamento del lavoro: durante la raccolta i controlli sono estremamente laschi.
Le cose cambiano appena finisce il periodo del raccolto, l’Osservatorio migranti della Basilicata registra una sorta di caccia al clandestino: controlli a tappeto per sgombrare rapidamente il campo da gente che oramai non serve più. Si badi i controlli si accaniscono sempre sull’anello più debole: sui braccianti, mentre datori di lavoro che non regolarizzano e caporali generalmente la fanno franca. Ci si chiederà quanto sia remunerativo il lavoro di raccoglitore nelle campagne lucane. I braccianti ci dicono che non è semplice calcolarlo perché il lavoro viene pagato a cottimo (anche questo è illegale), l’unità di misura è il cassone che vuol dire quasi un metro cubo di pomodori raccolti. Fino a qualche anno fa un cassone era pagato 5 o 6 euro, poi il prezzo si è ulteriormente contratto fino a giungere ai 3 euro di quest’anno. E in oltre non si lavora sempre, un gruppetto di ragazzi sudanesi ci spiega che l’anno scorso erano riusciti a lavorare solo 10 o 15 giorni in un mese. Infine c’è la lauta cresta del caporale, così se ti porti 400 euro dopo un mese di fatica e umiliazione è grassa.
I migranti sono spesso accusati di concorrenza sleale nel procacciamento di un impiego perché accettando condizioni di lavoro aberranti contribuirebbero a ridurre i diritti dei lavoratori dipendenti. Sia chiaro che non c’entra niente la cultura d’origine, né esistono geni che fanno propendere alla schiavitù, nemmeno l’eventuale povertà del paese d’origine è una ragione sufficiente che spiega perché molti migranti finiscono per lavorare per pochi euro e con zero diritti. È la posizione giuridica, costruita dal legislatore con il beneplacito di politica ed economia, che rende i migranti altamente ricattabili e soggiogabili. E non solo dal datore di lavoro ma da chiunque legalmente e illegalmente intenda lucrare sulla loro debolezza sociale: caporali, sedicenti filantropi, padroni di casa e avvocati malandrini che offrono servigi scadenti o fasulli a prezzi esorbitanti. E così allo sfruttamento legalizzato si somma lo sfruttamento illegale, entrambi intollerabilmente tollerati.
Clelia Bartoli

Corriere Immigrazione, comincia una nuova avventura

sabato 21 luglio 2012


Corriere Immigrazione diventa una testata giornalistica. Le ragioni di questo cambiamento. Chi siamo e cosa speriamo di fare. Con il vostro aiuto.
Il blog Corriere Immigrazione da oggi cambia veste grafica e diventa una testata giornalistica. Dietro questa trasformazione  non ci sono particolari risorse economiche nè sponsor, ma solo la disponibilità e l’impegno volontario di un gruppo di giornalisti  (a partire dall’ideatore del blog, Luigi Riccio), e/o militanti anirazzisti  e di una piccola associazione, Giù le frontiere, nata dall’esperienza delPrimo Marzo (ricordate la Giornata senza di noi?). Abbiamo deciso questo salto perché crediamo che il tema immigrazione meriti una maggiore e più specifica attenzione giornalistica. Troppo spesso esso viene affrontato solo in termini di emergenza e con approssimazione, indugiando sugli aspetti sensazionalistici e patetici. Probabilmente ciò avviene perché considerato marginale e di interesse limitato agli immigrati, ai loro eventuali congiunti italiani e agli attivisti antirazzisti. Si tratta invece di una questione che riguarda tutti. E non solo per ragioni  di coscienza o di principio.
La questione riguarda tutti perché le migrazioni sono sempre state presenti nella storia umana e sono alla base della costruzione di tutte le civiltà. Perchè in un mondo globalizzato qual è il nostro non possono essere liquidate come emergenze o fatti occasionali ma rappresentano un fenomeno strutturale, con importantissime implicazioni sociali, culturali ed economiche. Perché sui migranti, in Italia come altrove, sono state sperimentate (e continuano ad esserlo) politiche repressivesuccessivamente e progressivamente applicate ad altre fasce della popolazione: conoscerle e comprenderle ci illumina sul nostro immediato futuro ma anche su come si sia arrivati a certe dolorose distorsioni del presente. E pensiamo, in particolare, allo smantellamento dello stato sociale e all’erosione di diritti fondamentali nel campo del lavoro. La questione riguarda tutti perché l’Italia, piaccia o meno (e a noi piace) è già un Paese multiculturale e il razzismo, consapevole o subliminale, è un male da combattere. La prima arma, in questo senso, è la conoscenza.
Corriere Immigrazione per il momento sarà aggiornato con cadenza settimanale. Avremmo voluto farlo nascere come un quotidiano, ma sarebbe stato davvero al di là delle nostre possibilità e dei nostri mezzi. L’uscita settimanale è comunque molto impegnativa. E forse non sempre riusciremo a rispettarla, e incapperemo in refusi e in qualche imprecisione. Di questo chiediamo scusa in anticipo ai nostri lettori. Noi comunque daremo fondo a tutte le nostre energie per realizzare un prodotto di qualità e che possa, nel suo piccolo, contribuire a far rete tra i soggetti (per fortuna numerosi) che a vario titolo e in posti diversi d’Italia, si impegnano quotidianamente contro le discriminazioni e per la costruzione di una società più giusta, aperta e accogliente. Ma per farcela, e lo diciamo chiaramente,abbiamo bisogno della collaborazione di chi ci legge e condivide questa impostazione. Fatevi avanti se avete voglia di collaborare e per segnalarci notizie, appuntamenti, storie. Saremo lieti di ospitare opinioni anche diverse dalle nostre e di alimentare il dibattito e la riflessione.
In questo primo numero troverete la prima parte di una serie di interviste dedicate a una futura, ipotetica ma auspicabile, legge sull’immigrazione, che mandi in pensione al più presto la Bossi-Fini. Nessuno ne sta parlando ed è proprio per questo che abbiamo ritenuto opportuno affrontare estensivamente l’argomento: per ricordare a questo governo ed eventualmente a quello che verrà che la questione deve essere affrontata. Troverete un’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro migrante in agricoltura non al sud ma al nord d’italia. Perché certe cattive pratiche (caporalato e dintorni) non sono un’esclusiva del mezzogiorno. Troverete una storia a lieto fine (almeno così sembra): la battaglia dei sindaci della Locride che ha permesso ai progetti di accoglienza di varie città calabresi di non morire per mancanza di finanziamenti ed eccesso di burocrazia. Troverete poi un approfondimento sulla cosiddetta “legge Rosarno”, notizie dalle città (per esempio, l’apertura di un campo rom milanese ai non rom, attraverso una rassegna culturale) e varie rubriche: sul razzismo istituzionale, sui Cie, sulle parole chiave per costruire un discorso antirazzista…
Noi adesso siamo già impegnati sul prossimo numero.

Stefania Ragusa

Assemblea pubblica a Modena

venerdì 1 giugno 2012


Richiesta di una moratoria per gli immigrati  vittime del sisma e
un’assemblea pubblica a Modena, il 7 giugno, per discutere chiusura e alternative ai Cie.


In un momento cosi delicato e travagliato della nostra Regione in cui, cittadini, associazioni, partiti, si sono attivati tempestivamente per sostenere e dare solidarietà alle persone colpite dal terremoto, è importante evidenziare che per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro. Molti di loro sono rimasti senza una casa in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono molti i migranti che hanno pagato con la vita la loro condizione di precarietà e ricatto. Centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego: una situazione aggravata ancor più a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia.
E' necessario chiedere alla nostra politica di creare una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e posti di lavoro che diano dignità e autonomia ad ogni persona. Una politica del lavoro che mediti su tutte le difficoltà produttive ed economiche, che individui soluzioni concrete, che rilanci un cambio di rotta culturale. Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nei CIE.


- Alle immigrate e agli immigrati residenti nelle zone terremotate sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, 
anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
- Per le immigrate e gli immigrati residenti nelle zone terremotate, sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
- A tutti sia garantito un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.
- Non siano effettuati nuovi ingressi nei Cie di Modena.


Per riflettere ulteriormente su questi temi e fornire alternative alla realtà dei CIE, invitiamo tutti i cittadini, le forze politiche e sindacali, le associazioni, a partecipare alla Assemblea pubblica “Quali alternative ai CIE?" che si terrà Giovedì 7 Giugno ore 20:30 presso la Casa delle Culture via Wiligelmo 80, Modena.

Da tempo la rete Primo Marzo studia e denuncia il razzismo istituzionale, ossia l’insieme di norme, politiche, procedure e prassi amministrative che aggravano la disuguaglianza tra popolazione autoctona e immigrata, tra fasce deboli e popolazione agiata, di cui a Legge Bossi-Fini è uno dei più gravi esempi. Bisogna lavorare insieme affinché le istituzioni si facciano inclusive, promotrici di una cittadinanza attiva che non escluda per ragioni di “sangue”. Nell’ambito di una generale riflessione sugli effetti della globalizzazione, sulle migrazioni, sui rapporti tra culture diverse, sulle nuove forme di cittadinanza e di identificazione nell’epoca della crisi dello Stato-Nazione, ci sembra urgente e necessario aprire un confronto che faccia emergere proposte che superino la legge “Bossi-Fini”e puntino alla riduzione della clandestinità. Occorre ripensare dalle fondamenta le politiche dell’immigrazione e in special modo quelle relative al permesso di soggiorno che andrebbe svincolato dal contratto di lavoro. Diamo quindi via ad un confronto fra pratiche e legislazioni per trovare delle alternative a strutture di identificazione ed espulsione rivelatesi costose ed inefficaci sia dal punto di vista sicuritario, sia nella garanzia e nel rispetto dei diritti umani. In quest’ambito aderiamo ed accogliamo positivamente anche la marcia della Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e migranti (Cispm), inizialmente nata contro il razzismo istituzionale, per garantire la libera circolazione delle persone e ora dedicata ai lavoratori immigrati vittime del sisma, che partirà d Bruxelles il 2 giugno per arrivare anche in Emilia Romagna entro il 2 luglio.

Terremoto: subito una moratoria per i permessi di soggiorno



Il terremoto che in questi giorni ha colpito molti comuni emiliani non ha apparentemente fatto differenze. In realtà, come dimostrano le morti sul lavoro di tanti operai, sono stati colpiti soprattutto i lavoratori, senza distinzione. Per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro. Molti di loro sono rimasti senza una casa in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono quattro i migranti che hanno pagato con la vita il loro lavoro e sono centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego.
In questa situazione, i migranti pagano un prezzo ancora più alto a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia. Nelle misure d’urgenza prese dal Governo non c’è nessuna attenzione per la particolare condizione che i migranti vivono in Italia a causa delle norme delle legge Bossi-Fini. Per queste ragioni, il Coordinamento Migranti Bologna e provincia chiede al Governo e a tutte le autorità competenti di agire subito affinché a tutte le migranti e ai migranti residenti nelle zone terremotate:
·        Sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
·        Sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
·        Sia garantita un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.
Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno, i migranti si troveranno a subire oltre agli effetti del terremoto quelli della politica e della burocrazia italiane a causa di una legge, la Bossi-Fini, che già subiscono quotidianamente.
Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno le lavoratrici e i lavoratori migrantirischiano di essere uguali a quelli italiani solo quando sacrificano la loro vita.
Solo una moratoria urgente sui permessi di soggiorno permetterà ai lavoratori e alle lavoratricimigranti di ricostruire la loro vita dopo il terremoto.
Coordinamento migranti Bologna e provincia

Bologna senza CIE, una città migliore.

mercoledì 23 maggio 2012


 Se non ora, quando?

E' ora di mettere la parola fine alla storia del Cie di Via Mattei.
Suicidi, violenze, errori ed illeciti giudiziari, fughe e risse, pestaggi ed abusi farmacologici, ma soprattutto sofferenza e disperazione, sono la cifra della sistematica violazione dei diritti delle persone che sono trattenute nell'ex caserma Chiarini.
E' stato cosi fin dal suo inizio, ma il bilancio continua irreversibilmente a peggiorare ogni mese ed il contesto di crisi rende vizioso il circuito di espulsione dal ciclo produttivo e la coniugata carcerazione amministrativa.
L' “esperimento” CIE è da considerarsi concluso sotto ogni punto di vista: sociale, politico, giudiziario ed è fallimentare.
Esso è ed è sempre più diventato un vero e proprio "monstrum", anello di un circuito che produce illegalità e moltiplica gli effetti nefasti dell'assenza di politiche per l'immigrazione con ambizioni inclusive. E' il simbolo di una cultura politica che nega il futuro e ostacola in maniera decisiva l'affermazione di un processo di cittadinanza aperta e reale, fatta di diritti, dignità e speranza a coloro che emigrano.
Noi non siamo più disposti a convivere con tutto questo.
Crediamo che sia ora di cancellare dalla storia della nostra città una realtà che provoca vergogna, abuso e che, come riconosciuto in molti convegni da giuristi e magistrati, e' anticostituzionale, a danno di migliaia di persone che hanno come unica colpa quella di non avere il permesso di soggiorno.
Il presente che ci viene raccontato dai pochi che sono potuti entrare nel CIE, secretato ai cronisti e al cui interno solo i parlamentari possono entrare in maniera libera, è quello della disperazione delle donne sfruttate dalla tratta, dei giovani tossicodipendenti in gravi condizioni di salute, dei lavoratori senza più contratto vittime spesso delle truffe dei datori di lavoro, dei richiedenti asilo.
Sono uomini e donne che migrano perché aspirano ad una vita migliore esattamente come accadde a tanti italiani molti anni fa; avrebbero bisogno di solidarietà, sostegno ed integrazione ma sono oggetto di un dispositivo penalizzante, che non può risolvere alcun problema e spreca con i suoi pesanti oneri di gestione risorse pubbliche senza risolvere alcun problema.

Ci sembra evidente ormai la necessità di aprire un nuovo spazio di discussione e proposta, anche normativa, per il recepimento delle normeeuropee più avanzate a tutela dei diritti ed una complessiva revisione delle normative sull'immigrazione. Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nel CIE in raccordo con le associazioni di volontariato già attive.

Da pochi giorni abbiamo inoltre appreso che la gestione del CIE di via Mattei peggiorerà ulteriormente, con il passaggio di mano deciso da un appalto al massimo ribasso “vinto” dalla cooperativa Oasi. Meno servizi e meno diritti del lavoro: la gestione di queste strutture diventa possibile solo in un contesto che rende sfumati i confini tra chi è detenuto e chi vi presta servizio.

Non sono queste le politiche per l'immigrazione di un Paese civile e lungimirante, non e' rinchiudendo le persone nei CIE e rendendole invisibili agli occhi della società che prepareremo un futuro migliore.

On. Sandra Zampa, Partito Democratico
Gianmarco de Pieri, TPO
Danilo Gruppi, Segretario Camera del Lavoro
Carlo Balestri, UISP
Stefano Brugnara, ARCI
Luca Basile, Segretario SEL
Neva Cocchi, Sportello Migranti TPO e Associazione Ya Basta!
Roberto Sconciaforni, Consigliere regionale FdS
Luisa Marchini, Salviamo la Costituzione Bologna
Bouchaib Khaline, Presidente Consiglio provinciale cittadini stranieri e apolidi
Leonardo Tancredi, Piazza Grande
Claudio Borgatti, Rete primo marzo/Associazione Giù le Frontiere
Luciano Luciani, Istituto Italiano Fernando Santi
Cécile Kashetu Kyenge, Rete primo marzo/Associazione Giù le Frontiere
Sara Saleri, European Alternatives

Centro di Identificazione ed Espulsione CIE Modena



Una realtà vergognosa alle porte di Modena

Una realtà poco distante dal centro cittadino, alcuni chilometri insufficienti per non percepire il dolore e l’angoscia di chi vive al suo interno, trattenuto fino a 18 mesi per la mancanza di permesso di soggiorno e spesso proveniente da vicende personali di miseria e umiliazione. Una realtà da anni legittimata dalla legge italiana, che non rispetta e non fa onore alla nostra preziosa costituzione. Una realtà insopportabile.
Come possiamo non sentirci sdegnati da una legge come la “Bossi Fini”? Siamo nati in Italia per una fortunata coincidenza, ma l’Italia e la Terra appartengono ai suoi abitanti. Come possiamo ancora tollerare che una parte di questi viva in condizioni di forte ingiustizia sociale? I confini tracciati dagli uomini sono stabiliti da regole economiche che spesso non rispettano i diritti di ogni essere umano. Chi parte dal proprio paese per immigrare, spera di trovare condizioni di vita minime migliori, tenta di sfuggire alla fame, spesso alla guerra.
Non possiamo pensare e permettere che strutture come il CIE risolvano i problemi legati al fenomeno inarrestabile della immigrazione.
C’è bisogno di maggiore conoscenza di tutti i meccanismi che stanno alla base del fenomeno migratorio, di maggiore consapevolezza dei cambiamenti strutturali sociali avvenuti negli ultimi anni in tutto il mondo, di più curiosità per comprendere e interagire con ogni cultura e religione, di maggiore responsabilità personale nei comportamenti quotidiani in relazione alle persone e all’ambiente in cui viviamo, di più umanità e solidarietà con ogni essere. C'è bisogno di buona politica, arte del governare un paese.
Dobbiamo scegliere in quale mondo vogliamo vivere, impegnarci seriamente per costruirlo, abbattendo strutture come i CIE .

NO AI CIE
COSA PROPONIAMO

Vi aspettiamo
giovedì 7 Giugno 2012 alle ore 20.30
Presso Casa delle Culture di Modena, Via Willigelmo, 80 – Modena

Nell’ambito di una generale riflessione sugli effetti della globalizzazione, sulle migrazioni, sui rapporti tra culture diverse, sulle nuove forme di cittadinanza e di identificazione nell’epoca della crisi dello Stato-Nazione, ci sembra urgente e necessario agire subito.

Un intervento che superi la legge “Bossi-Fini”, ritenuta artefice di una larga parte della produzione di clandestinità amministrativa nel nostro paese, nell’ottica del rispetto delle convenzioni internazionali firmate, ma inapplicate dall’Italia, come quelle contro la tortura, contro la violazione dei diritti umani, seguendo l’idea espressa nel recentemente pronunciamento della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.

Dal punto di vista della riduzione dei problemi d’identificazione, proponiamo percorsi che puntino alla riduzione della clandestinità.
Al via un confronto fra pratiche e legislazioni per trovare delle alternative a strutture di identificazione ed espulsione rivelatesi costose ed inefficaci sia dal punto di vista sicuritario, sia nella garanzia e nel rispetto dei diritti umani.
Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nei CIE, in accordo con le associazioni di volontariato già attive. 


PER ADESIONI:
"1° Marzo Sciopero degli stranieri" <primo.marzo.ufficio.stampa@gmail.com>.

Quali alternative ai CIE? Prospettive e proposte Bologna, 10 maggio 2012

lunedì 23 aprile 2012



Quali alternative ai CIE? Prospettive e proposte

Bologna, 10 maggio 2012
Sala Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio (Piazza Maggiore 6)


L’attività di sensibilizzazione e azione sulla situazione dei CIE e CARA, realizzata negli ultimi mesi sul territorio italiano ed europeo anche grazie alle campagne LasciateCIEntrare e Open Access Now, che hanno richiesto l’accesso dei giornalisti e della società civile a tali centri, entra ora in una fase di ricerca di alternative al sistema di detenzione amministrativa.

A Bologna l’attività di sensibilizzazione e informazione culminerà dando avvio a un processo non soltanto di presentazione e confronto, ma soprattutto di elaborazione di proposte per sistemi alternativi alla detenzione da rivendicare a livello europeo.

Il Forum di Bologna costituirà una piattaforma per la discussione che darà spazio alla partecipazione di numerose organizzazioni, istituzioni e cittadini, coinvolti nei processi di costruzione di modelli sostenibili oltre la dimensione di frontiera e di centro di detenzione. Numerosi gli aspetti legati al più generale fenomeno migratorio che verranno proposti per la discussione in tavoli tematici, anticipati e seguiti da un momento collettivo di confronto diretto nel quale i rappresentanti di organizzazioni impegnate in questi ambiti potranno presentare le proprie proposte e ambiti di realizzazione.

L’incontro promosso da European Alternatives - Alternative europee e Associazione Giù le frontiere - Rete Primo Marzo rientra nel programma bolognese del Festival Transeuropa, il primo festival propriamente transnazionale, che dal 2010 si svolge simultaneamente in 14 città europee.

Il programma dell’iniziativa

13.30 Benvenuto e registrazione partecipanti

14:00 Proiezione video introduttivi:

“Open access to Detention Centres for Civil Society Organisations and Journalists”

“LasciateCIEntrare - Campagna per la libertà di informazione sui Cie”

14:15 Benvenuto da parte di Matteo Lepore, Assessore al Comune di Bologna e da Monica Donini, Presidente della commissione IV – Politiche per la Salute e Politiche Sociali Assemblea Legislativa Emilia - Romagna

14.30-14.45 Presentazione della giornata: Alessandro Valera (European Alternatives - Alternative Europee) e Cécile Kashetu Kyenge (Associazione Giù le Frontiere - Rete Primo Marzo Italia)

14.45-16.00 Interventi introduttivi di:

Luca Masera (ARCI e Università di Brescia)
Mara Gabrielli - SOS Racisme (Spagna)
Costanza Hermanin, Open Society Justice Initiative
Ulrich Stege, International University College of Turin
Roberto di Giovan Paolo, Senatore della Repubblica - Rapporto sullo stato dei diritti umani nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Italia
Alessandra Ballerini - Cie: istruzioni per l’uso?

16.00-17.30 - Tavoli di discussione
I partecipanti potranno prendere parte alle discussioni di un tavolo di lavoro, ognuno dei quali moderato da rappresentanti delle organizzazioni aderenti alla giornata. Nei tavoli si raccoglieranno proposte pratiche che verranno poi condivise con cittadini di altri paesi europei impegnati in un esercizio simile altrove.

Tavolo di lavoro 1: Superamento dei CIE e alternative alla detenzione con Antonello Nicosia (Istituto Italiano Fernando Santi) e Raffaele Salinari (Terre des Hommes)

Tavolo di lavoro 2: Aspetti legislativi e costituzionali per il superamento dei CIE con Andrea Ronchi (CGIL), Sara Saleri (Alternative Europee) e Luigi Paccione (Avvocato)

Tavolo di lavoro 3: Il ruolo dei giornalisti e della stampa nella sensibilizzazione con Tana de Zulueta (Giornalista) e Gabriella Guido (Campagna LasciateCIEntrare Nazionale)

Tavolo di lavoro 4: I costi dei CIE: un diverso utilizzo delle risorse economiche attualmente destinate alle attività di espulsione e identificazione con Andrea Stuppini (Esperto immigrazione) e Anna Lodeserto (Alternative Europee)

17.30-18.00 Pausa

18.00-19.00 Panel conclusivo con i moderatori dei tavoli di lavoro e Alessandra Ballerini - LasciateCIEntrare

19:00 Aperitivo e confronto informale tra associazioni

Partecipazione e adesione

Per comunicare la propria partecipazione all’incontro rinviare il form allegato agli indirizzi: antoniamassimini@gmail.com e bologna@euroalter.com

Le organizzazioni che desiderano comunicare la propria adesione al forum possono inviare la propria manifestazione di interesse a: antoniamassimini@gmail.com e a a.lodeserto@euroalter.com

Incontro organizzato da European Alternatives - Alternative europee e Associazione Giù le frontiere – Rete Primo Marzo con il patrocinio della Commissione Europea, Regione Emilia Romagna, Provincia di Bologna, Comune di Bologna.

L’incontro si iscrive all’interno del percorso ”People Power Participation”, promosso da European Alternatives. Questo progetto transnazionale da più di un anno organizza una serie di consultazioni cittadine in tutta Europa promuovendo la partecipazione democratica e il dialogo tra cittadini europei.

L’Associazione Giù le frontiere – Rete Primo Marzo si riconosce nei principi enunciati nella Carta Mondiale dei Migranti e nasce dall’esperienza del 1° marzo 2010.

Con il patrocinio di:


“LasciateCIEntrare” 2012



APPELLO e MOBILITAZIONE
Aprile 2012


Centri di identificazione ed espulsione per stranieri: ancora difficile l’accesso ai giornalisti nonostante le rassicurazioni del ministero dell’Interno, denunciano i promotori della campagna “LasciateCIEntrare”. Al via un appello e una campagna di MOBILITAZIONE in Italia e in Europa contro le detenzioni amministrative.

La campagna “LasciateCIEntrare”è nata a seguito del divieto di informazione nei CIE (Centri di identificazione e di espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) espresso nella circolare n.1305 del primo aprile 2011 firmata dall’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni che bloccava l’accesso della stampa nei centri. Il 25 luglio giornalisti, avvocati, sindacalisti, moltissime associazioni della società civile hanno accompagnato “dal di fuori” parlamentari di diverse forze politiche in visita nei centri per migranti. Una mobilitazione civile e politica per affermare il diritto di poter sapere, conoscere e informare sulle condizioni di migliaia di migranti, uomini donne e minori presenti nei centri.

Da allora siamo andati avanti e a dicembre la decisione del nuovo Ministro Anna Maria Cancellieri di sospendere il divieto è stata accolta con soddisfazione perchè raccontare ciò che avviene in queste strutture è un diritto-dovere di chi fa informazione.

Eppure, ancora oggi la sospensione del divieto non rappresenta de facto la garanzia della libertà di informazione. Capire e raccontare cosa accade in questi luoghi è estremamente difficile a causa della discrezionalità con la quale le richieste di accesso vengono gestite e trattate.
Grazie all’attenzione di molti giornalisti, avvocati e attivisti sono venute fuori storie di persone rinchiuse ingiustamente, di errori giuridico amministrativi, di rivolte, di mancata assistenza, di trattamenti al limite del rispetto dei diritti umani e civili.
Abbiamo visto giovani nati e cresciuti in Italia che sono stati chiusi in un CIE, poi liberati con una sentenza, perchè i loro genitori “stranieri” avevano perso insieme al lavoro anche il permesso di soggiorno. Abbiamo incontrato potenziali richiedenti asilo, donne vittime di abusi sessuali o dell’ignobile tratta delle schiave, lavoratrici e lavoratori residenti in Italia da anni la cui unica colpa è stata quella di aver perso il proprio posto di lavoro e di non averne trovato un altro in tempo utile. Abbiamo visto e sentito l’assurdità delle condizioni in cui lavora anche chi si occupa della loro vigilanza e assistenza.
Ci chiediamo quanto questo sistema rappresenti un inutile costo per la pubblica amministrazione.
Crediamo, al di là delle nostre differenti estrazioni e delle nostre posizioni politiche, che trattenere fino a 18 mesi rappresenti un’ulteriore aberrazione di questo sistema e di queste procedure.

Crediamo che un uomo o una donna non possano essere privati di un diritto fondamentale ed inalienabile come quello della libertà personale, per una detenzione amministrativa.

Siamo coscienti che non si tratta di una questione unicamente italiana ma che riguarda l’intera Europa, diviene perciò sempre più urgente aprire un dibattito che porti a rivedere le condizioni di movimento dei cittadini migranti.

E’ tempo di trovare una soluzione alternativa alla detenzione amministrativa e crediamo convintamene che questo vada fatto ora.
E questo chiediamo inoltre alla politica, che si apra subito un confronto a livello nazionale e internazionale per rivedere nei termini e nella sostanza l’attuale normativa.
Anche per questo la campagna LasciateCIEntrare aderisce a quella europea OPEN ACCESS NOW, rilanciando la mobilitazione nel mese di aprile, con organizzazioni di tutta Europa, parlamentari e operatori dell’informazione, che visiteranno i centri per riportare la pubblica attenzione su questo tema. Senza un’informazione libera di poter informare, alla società civile e a un paese intero vengono sottratti i fondamentali strumenti di democrazia.

La firma di tutti noi a questo appello è per ricordare e ribadire insieme la volontà che la nostra democrazia non arretri di fronte a nessun muro.
Nè quello dei diritti umani, nè tantomeno quello del silenzio e della censura.


COMITATO PROMOTORE: FNSI, Art.21, EUROPEAN ALTERNATIVES, CGIL, rete PRIMO MARZO, GIU’ LE FRONTIERE, ASGI, TERRE DES HOMMES, ARCI, MEDU, OPEN SOCIETY FOUNDATIONS, STUDIO LANA, ASSOCIAIONE ANTIGONE, REDATTORE SOCIALE, Raffaella Cosentino, Stefano Galieni, Fulvio Vassallo Paleologo, Alessandra Ballerini, Gabriella Guido, TANA DE ZULUETA, Francesca Koch, CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, LIBERTA’ E GIUSTIZIA, ARCHIVIO MEMORIE MIGRANTI, ALTRO DIRITTO Onlus, ISTITUTO ITALIANO FERNANDO SANTI, Associazione SOS Donne di Bologna, Associazione intercultrale DAWA, Associazione Donne Nel Mondo, Assoc. Donne Migranti per la Pace, Rete della Diaspora Africana Nera in Italia, Studio Legale Associato Luigi Paccione & Rossella Malcangio, Associazione Class Action Procedimentale, Borderline-Sicilia, Borderline-Europe, Flore Murard-Yovanovitch,

On. Rosa Villecco Calipari, Sen. Vincenzo Vita, On. Francesco Pardi, On. Sandra Zampa, On. Jean leonard Touadi, Sen. Roberto Di Giovanpaolo, On. Livia Turco, On. Ghizzoni, On. Silvia Costa, On. Paola Concia, On. Rita Bernardini, On. Marco Perduca, On. Andrea Sarubbi, On. Sandro Brandolini, Monica Cerutti Consigliera Regionale Torino SEL, Nicola Fratoianni Assessore alle Politiche Giovanili, Cittadinanza Sociale e Attuazione del Programma della Regione Puglia, Stefano Bonaccini Segretario regionale e consigliere regionale PD dell'Emilia-Romagna, Luciano Vecchi Consigliere regionale PD, NICHI VENDOLA, Marco Pacciotti, Khalid Chaouki FORUM IMMIGRAZIONE PD, RIFONDAZIONE COMUNISTA, PAOLO FERRERO, Roberto Antonaz, Consigliere Regionale Friuli Venezia Giulia, Antonio Mumolo Consigliere Regionale PD Emilia Romagna, Thomas Casadei Consigliere Regionale PD Emilia-Romagna, Daniela Vannini vicecapogruppo PD Provincia di Bologna, Responsabile Diritti e Migranti PD Bologna, Palma Costi Consigliere Regionale Assemblea Legislativa Emilia Romagna – Gruppo consiliare Partito Democratico, Fausto Cigni Presidente della Consulta Immigrazione Provincia di Modena, Grazia Baracchi Consigliere Provincia Modena, Anna Pariani Consigliera Regionale e Coordinatrice Segreteria Regionale Partito Democratico Emilia-Romagna, Luciano Luciani, Massimo Mezzetti assessore regionale Emilia Romagna SEL, Elena Gazzotti, Paola Manzini, Eliana Borsari.

Hanno inoltre aderito:
Andrea Camilleri, Erri De Luca, Ettore Scola, Enzo Iacopino (presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti), Stefano Disegni, Igiaba Scego, Dagmawi Yimer, Fabrizio Gatti, Andrea Segre, Tiziana Ferrario, Nando Dalla Chiesa, Vladimiro Polchi, Pino Ligabue, Amarò Ternipè, Fadil Drini, Antonella Miriello, Laura Galesi, Antonello Mangano, ANSI, Paolo Butturini Segretario Associazione Stampa Romana, FCEI Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Diletta Berardinelli, Coordinatrice FORUM "POLITICHE DI INTEGRAZIONE E NUOVI CITTADINI", Letizia Gonzales Presidente Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Associazione Progetto Diritti onlus, Avv. Arturo Salerni, Avv. Mario Angelelli, Vladimiro Polchi, Volontari per lo Sviluppo, Radio Zero, Associazione A BUON DIRITTO, Luigi Manconi, Valentina Brinis,

Foto e video del primo marzo 2012

venerdì 2 marzo 2012

Nuovi Materiali aggiunti....
Da questa pagina potete vedere e scaricare materiali audiovisivi sul 1 Marzo 2012.

Moveparade - un breve video

giovedì 1 marzo 2012

Immagini della MoveParade scaricabili da qui

Immagini da bologna MOVE PARADE


Sono partiti da piazza dell'Unità per arrivare nel cuore del centro storico i circa trecento ragazzi delle scuole bolognesi. Una "generazione in movimento" in un corteo meticcio che ha unito seconde generazioni, migranti e italiani nella rivendicazione di una cittadinanza immediata per tutti: il diritto allo ius soli netto, senza aspettare per i tempi della mediazione politica.


La manifestazione continuerà con il concentramento della ore 1630 in piazza Maggiore

Lo “sciopero degli stranieri” battaglia di civiltà Un impegno per una maggiore sensibilità dell’informazione

mercoledì 29 febbraio 2012

Pubblicato sul sito della FNSI - vai alla pagina della FNSI

Le iniziative del Sindacato dei giornalisti nella campagna “LasciateCIEntrare”

“Lo “sciopero degli stranieri”, che lancia un segnale di opposizione ed estraneità al razzismo, con cittadini italiani ed immigrati riuniti in una testimonianza e in una battaglia di civiltà, richiede sensibile adeguata attenzione dell’informazione. Quello del primo marzo è un appuntamento rilevante che mette al centro i temi dei nuovi diritti e della precarietà. La Fnsi è impegnata in primo piano su queste tematiche anche attraverso specifiche attività sindacali (con la Commissione Nazionale Lavoro Autonomo) e con la promozione di una cultura dell’informazione sempre più puntuale e corretta su immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, per cui è stata promossa (anche con altri soggetti) la Carta di Roma.

La giornata di “sciopero degli stranieri” di domani è un'iniziativa di impegno civile nel solco della promozione e della tutela dei diritti umani di tutti, linea che ha visto e vede la Fnsi (con Associazione della società civile) al centro di iniziative che hanno toccato l’opinione pubblica: le manifestazioni sui Cie (Centri di identificazione e espulsione), vietati ai giornalisti da un provvedimento dell’ex Ministro Maroni finalmente revocato dall’attuale Ministro degli Interni Cancellieri. La campagna “LasciateCIEntrare” è qualcosa di più di un momento di affermazione di dignità e di protesta. E lo “sciopero degli stranieri” di domani è un appuntamento coerente per chi persegue ogni forma di iniziativa sindacale che sostenga la tutela della dignità umana contro ogni forma di precarizzazione e emarginazione dal mondo del lavoro.
La solidarietà della Fnsi e della sua Commissione Nazionale Lavoro Autonomo è perciò disponibilità a partecipare nelle forme che saranno ritenute più utili alle iniziative in programma in sede territoriale e nazionale. E’ una solidarietà diretta e indiretta: invito agli organi di stampa a darne conto e nello stesso tempo un atto di condivisione anche in considerazione che sul campo, sul terreno della cronaca e dell’informazione sociale, ci sono soprattutto giornalisti freelance e precari, quasi sempre vergognosamente sottopagati per il loro lavoro”.


Primo Marzo 2012 - da Milano al festival di Edimburgo in bicicletta

Son Of the Earth


“I'm not a name, i'm not a number, i'm not a symbol...
I'm just a man, a creature... Son of the Earth.”






Un giovane uomo, una bicicletta: da Milano al festival di Edimburgo in sei mesi, passando per le Olimpiadi di Londra; ed ad ogni tappa una jam session multiartistica, fra musica, fumetto, video, danza, giocoleria, teatro...


Un messaggero di pace per un futuro sostenibile, un progetto di unione fra i popoli e di sensibilizzazione ambientale che partecipa allo Human Rights Tour 50° di Amnesty International, ha il patrocinio di Federciclismo, e che sarà in contatto con Caterpillar (Radio2Rai), il circuito di media universitari Ustation e il mensile Modus Vivendi.


Un nuovo modo di stare al mondo, di osservarlo, impararlo e condividerlo.


Il massimo della tecnologia col minimo impatto: un viaggio sulle due ruote attraverso il continente, toccando oltre trenta città europee e portando nel carrello una loopstation per suonare con la voce, la cui batteria sarà contenuta nei bauli RG Cases e ricaricata grazie all’avanguardistico pannello fotovoltaico flessibile di Enecom Italia.


Un progetto di viaggio geografico e al contempo narrativo, che sarà un reportage sul campo raccontato via via in radio, in video, su carta e con un blog online interattivo, e che partirà da Milano il Primo Marzo 2012in diretta a Caterpillar fra le 18.00 e le 19.00, aderendo alla Giornata di mobilitazione degli "stranieri" contro il razzismo e alla "Carta mondiale dei migranti" per una cittadinanza universale.

La street-music come linguaggio capace di valorizzare le differenze di ciascun luogo, popolo, persona, fondendole assieme in un’unica vibrazione dettata dal canto. Il canto come respiro, fatto rimbalzare nella loopstation fino a creare brani fluenti e aperti, fra improvvisazione e contributi di artisti ogni volta diversi, costruendo musica tramite la stratificazione dei campionamenti: un gioco sempre nuovo di puro e spontaneo interplay.
Una capacità creativa ed esecutiva già apprezzata nel contest mondiale Boss Loop Station World Championship 2010 (secondo posto assoluto nella finale italiana).
Il progetto -realizzato con Sognavento, Adesiva Discografica e Frammentisimili- sostiene la campagna #salvaiciclisti.

“I'm not a name, i'm not a number, i'm not a symbol... I'm just a man, a creature... Son of the Earth.”
Info, suoni e immagini: www.sonofthearth.com
Contatti: 
Giorgia Fazzini : 333.728553 - info@sognavento.com

Ufficcio Stampa Rete Primo marzo : 342 - 7265787 ; primomarzo2010comitati@gmail.com