“Lo “sciopero degli stranieri”, che lancia un segnale di opposizione ed estraneità al razzismo, con cittadini italiani ed immigrati riuniti in una testimonianza e in una battaglia di civiltà, richiede sensibile adeguata attenzione dell’informazione. Quello del primo marzo è un appuntamento rilevante che mette al centro i temi dei nuovi diritti e della precarietà. La Fnsi è impegnata in primo piano su queste tematiche anche attraverso specifiche attività sindacali (con la Commissione Nazionale Lavoro Autonomo) e con la promozione di una cultura dell’informazione sempre più puntuale e corretta su immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, per cui è stata promossa (anche con altri soggetti) la Carta di Roma.
La giornata di “sciopero degli stranieri” di domani è un'iniziativa di impegno civile nel solco della promozione e della tutela dei diritti umani di tutti, linea che ha visto e vede la Fnsi (con Associazione della società civile) al centro di iniziative che hanno toccato l’opinione pubblica: le manifestazioni sui Cie (Centri di identificazione e espulsione), vietati ai giornalisti da un provvedimento dell’ex Ministro Maroni finalmente revocato dall’attuale Ministro degli Interni Cancellieri. La campagna “LasciateCIEntrare” è qualcosa di più di un momento di affermazione di dignità e di protesta. E lo “sciopero degli stranieri” di domani è un appuntamento coerente per chi persegue ogni forma di iniziativa sindacale che sostenga la tutela della dignità umana contro ogni forma di precarizzazione e emarginazione dal mondo del lavoro.
La solidarietà della Fnsi e della sua Commissione Nazionale Lavoro Autonomo è perciò disponibilità a partecipare nelle forme che saranno ritenute più utili alle iniziative in programma in sede territoriale e nazionale. E’ una solidarietà diretta e indiretta: invito agli organi di stampa a darne conto e nello stesso tempo un atto di condivisione anche in considerazione che sul campo, sul terreno della cronaca e dell’informazione sociale, ci sono soprattutto giornalisti freelance e precari, quasi sempre vergognosamente sottopagati per il loro lavoro”.