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A proposito di Cie

lunedì 20 giugno 2011

Dal suo esordio la rete “Primo Marzo” ha chiesto la chiusura dei Cie considerando la loro esistenza inaccettabile sul piano umano e incompatibile con lo stato di diritto: queste strutture limitano infatti la libertà personale di donne e uomini migranti in nome di una violazione puramente amministrativa e sono teatro di molteplici illegalità quotidiane. Esse hanno dimostrato anche di essere incapaci di servire al loro scopo dichiarato e spaventosamente costose.

Alla luce di questi dati obiettivi, la decisione di prolungare fino a 18 mesi il periodo di trattenimento degli “ospiti” dei Cie – che sono a tutti gli effetti dei reclusi - si palesa nella sua totale irrazionalità e dimostra l’assenza di serie politiche migratorie in Italia.

Riproponendo costantemente la logica dell’emergenza il governo tenta di recuperare consensi e colpisce, attraverso il razzismo istituzionale, i quasi cinque milioni di migranti che vivono e lavorano in Italia.

Inaccettabili appaiono anche le recenti circolari che inibiscono ulteriormente agli operatori dell’informazione, agli amministratori locali, alle associazioni di sostegno dei migranti, la possibilità di accedere a detti luoghi per verificare cosa effettivamente accada lì dentro.

Per tale ragione torniamo a chiedere che i Cie vengano chiusi e sosteniamo le iniziative di denuncia, di ispezione e di mobilitazione civile intraprese da alcuni giornalisti e dall'ASGI e prontamente raccolte dalla FNSI, dall’Ordine dei Giornalisti e da un nutrito gruppo di parlamentari.

I comitati territoriali “Primo Marzo” si attiveranno laddove saranno organizzate iniziative di mobilitazione e di sensibilizzazione attorno a questo tema. A partire dalla mobilitazione contro precarietà e razzismo istituzionale del 25 giugno

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