Appello per un sit-in al C.I.E. di Palazzo San Gervasio in occasione del primo marzo 2014 , giornata di sciopero generalizzato dei lavoratori immigrati.
All'interno di un'Europa pensata senza frontiere si continua a innalzare muri, reti e filo spinato.

Costruito nel 2011 su un terreno confiscato alla mafia par far fronte all'ENA, il C.I.E. di Palazzo San Gervasio diventerà CIET, poi chiuso, e nei mesi scorsi ne è stata annunciata la riapertura.
Questo, come gli altri luoghi di frontiera affini, attraverso le leggi che da vent'anni li producono, funzionano in molti casi da serbatoio di manodopera a bassissimo costo per il lavoro nelle campagne di tutta Italia, da Foggia a Boreano, da Rosarno fino a Saluzzo. Lo sfruttamento inumano dei braccianti migranti, l'assoluta precarietà abitativa, lavorativa, esistenziale che questi vivono sono legati da un filo rosso alla realtà detentiva, punitiva e liberticida che altri e altre migranti vivono quotidianamente nei vari centri di accoglienza, di cui i C.I.E. costituiscono l'esempio più aberrante e indegno (come dimostrano le docce anti-scabbia di Contrada Imbriacola, a Lampedusa e non solo).
Chiaro è che questo modello di governo della popolazione migrante irregolare è ormai strutturato e funzionale alle pratiche dell'economia neo-liberista, oggi globalmente dominante.
Lo sciopero dei lavoratori migranti vuole perciò mettere a fuoco quella che è la realtà italiana, europea e globale. La lavoratrice immigrata, come il lavoratore migrante, sono a tutti gli effetti parte integrante e attiva delle nostre società produttive. É solo lottando in favore di un'idea di cittadinanza realmente aperta e includente e fondata sull'universalità dei diritti che si può, nei fatti, rompere questa catena di sfruttamento e detenzione. La giornata europea di sciopero generalizzato dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate coincide, così, con la battaglia per la chiusura definitiva dei vari centri di detenzione, identificazione ed espulsione, perché la libertà o la necessità di spostarsi, vivere e lavorare non deve essere rinchiusa, imprigionata, violentata e uccisa.
Chiediamo che i 2 milioni e 700 mila euro di soldi pubblici stanziati per la ristrutturazione del C.I.E di Palazzo San Gervasio vengano destinati a percorsi autorganizzati e autogestiti dagli stessi lavoratori agricoli, italiani e non!
Continua la lettura sulla pagina dell'Osservatorio Migranti Basilicata
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