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vogliono espellere joy

martedì 16 marzo 2010

Agosto 2009, Joy, una donna nigeriana irregolare, ricnchiusa nel CIE di via Corelli subisce un tentativo di stupro e indica nell'ispettore capo Vittorio Addesso l'aggressore: riesce a difendersi grazie all'intervento di Hellen, una compagna di reclusione.
Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le generali condizioni disumane di reclusione. In quesi giorni ci furono rivolte e scioperi della fame in molti CIE (Ponte Galeria, Modena e Gradisca).
Joy, Hellen e altre donne nigeriane denunciano di essere state, in occasione della rivolta, ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente.
In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre e durante il processo le donne denunciano pubblicamente le aggresisoni e ne indicano il responsabile.
A causa della rivolta, alcuni/e migranti, tra cui Joy ed Hellen, accusate anche di calunnie, vengono condannati a 6 mesi di carcere; altri a 9 mesi e indirizzati in diverse carceri.
A febbraio di quest'anno, dopo la scarcerazione, Joy viene mandata nel CIE di Modena, Hellen in quello di Ponte Galeria a Roma: è di ieri la notizia che sarebbe pronta l'autorizzazione al rimpatrio da parte delle autorità nigeriane, l'ultimo passo prima dell'espulsione dal nostro paese.
Insieme ad un avvocato, Joy ha avviato, ancora in carcere, le pratiche per il ricnoscimento della protezione umanitaria, grazie all'art.18 del Testo Unico sull'immigrazione che garantisce sostegno alle donne vittime di tratta che decidano di denunciare i loro sfruttatori e aggressori: Joy ha iniziato questo percorso, eppure verrà comunque espulsa prima che la fase istruttoria si sia conclusa.
“La storia di Joy ci dice come li apparati repressivi e di controllo dello Stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti,” scrive il collettivo Maistatezitte di Milano che denuncia con forza questa situazione.
E la storia di Joy e Hellen e di tante altre donne come loro, ci dice che una donna immigrata non ha alcun tipo di protezione, né dentro né fuori da un CIE o da un carcere.
Abbiamo fatto dei passi perchè ci fosse una legge sullo stalking, perchè le aggressioni e le violenze contro le donne fossero portate alla luce, denunciate e duramente punite.
Ma ancora un volta questo non tocca l'universo migrante dove prima di essere donne o uomini si è irregolari e quindi schiavi, non persone, oggetti di violenza senza alcuna tutela.
Esiste una legge, a tutela delle donne immigrate, una legge voluta, in tempi diversi, sia dalla sinistra che dalla destra oggi al potere: ma di fronte all'abuso perpetrato dalle Forze dell'Ordine nessuna legge ha un valore.
La stessa cosa accadde a Preziosa, trans che denunciò un'aggressione subita nel CIE di via Corelli nel 2008; la stessa cosa accade di frequente, senza che le donne trovino la forza di fare denuncia, perchè dentro un CIE è tanto se hai la forza di continuare a vivere.
Se le donne chiedono tutela per sé, la chiedono anche per Joy ed Hellen e per ogni donna che subisca violenza: è ora di finire di permettere che un uomo, con o senza una divisa, si senta in diritto di abusare di una donna; è ora di finire di permettere che lo status di migrante significhi perdere il diritto alla vita, alla dignità, alla denuncia e alla tutela.

CHIEDIAMO CHE JOY RESTI IN ITALIA, CHE VENGA PROTETTA, CHE VENGA TUTELATA COME OGNI ALTRA DONNA.


cristina per Primo Marzo

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