“Il
razzismo istituzionale è stato definito come quel complesso di
leggi, costumi e pratiche vigenti che sistematicamente riflettono e
producono le disuguaglianze nella società. Se conseguenze razziste
sono imputabili a leggi, costumi e pratiche istituzionali,
l’istituzione è razzista sia se gli individui che mantengono
queste pratiche hanno intenzioni razziste, sia se non le hanno”.
MacPherson
Report
Iniziativa
promossa dalla rete primo marzo
Migranti e precari, insieme per la stessa causa
È semplicistico additare come «razzista» l’uomo che offende ed aggredisce un altro uomo solo perché lo sente «diverso», più difficile è cogliere leggi, procedure burocratiche e prassi amministrative che costruiscono e consacrano la disuguaglianza. Dare un nome alle cose serve a riconoscerle e a cambiarle.
È semplicistico additare come «razzista» l’uomo che offende ed aggredisce un altro uomo solo perché lo sente «diverso», più difficile è cogliere leggi, procedure burocratiche e prassi amministrative che costruiscono e consacrano la disuguaglianza. Dare un nome alle cose serve a riconoscerle e a cambiarle.
Per
questo, nell’ambito della movimentazione del terzo anno di sciopero
degli stranieri, la rete I marzo intende riflettere sul tema
lanciando il primo di una serie di appuntamenti in programma a
Palermo, Napoli e Milano. Ricordiamo inoltre che il
movimento Primo Marzo è stato uno dei convinti sostenitori della
giornata mondiale contro il razzismo , il 18 dicembre, che ha
mobilitato numerose persone in tutto il mondo adottando la carta
mondiale dei migranti. S’inizia
quindi sabato 18 Febbraio a Bologna discutendone con:
- - Cécile Kyenge Kashetu - Portavoce nazionale primo marzo, Associazione Giù le Frontiere
- - Clelia Bartoli - docente di "Diritti umani" nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Palermo
- - Alessandra Ballerini – Avvocato ASGI
- - Sara Saleri - European Alternative Italia
- - Pap Diaw - ingegnere, rappresentante comunità senegalese di Firenze
- - Mirco Pieralisi - insegnante, consigliere comunale Bologna.
- - Giorgio Grappi e Sene Buz - Coordinamento Migranti Bologna
L’Italia è permeata di casi di
razzismo istituzionale: un’insieme di leggi, procedure burocratiche
e prassi amministrative che costruiscono e consacrano la
disuguaglianza: tracciano una linea divisoria nella popolazione tra
chi ha diritti e chi dispone solo di concessioni temporanee, tra chi
ha piena cittadinanza e chi ne è escluso.
Migranti,
donne, precari, omosessuali, anziani, malati, emarginati: sono tutti
vittime di una disparità sistemica. L’idea del primo convegno sul
razzismo istituzionale è quella di condividere la denuncia di tali
prassi per avviare un progetto culturale ampio capace di coinvolgere
sia coloro che sentono lesi i propri diritti a causa della
discriminazione istituzionale, sia le stesse istituzioni, per
costruire assieme una riflessione comune che porti a mutare questo
stato di cose.
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