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Istruzioni per scioperare il Primo Marzo

lunedì 28 febbraio 2011

In Italia lo sciopero è un diritto individuale (art. 40 Costituzione italiana e definito dalla giurisprudenza successiva come un diritto soggettivo pubblico). Secondo la legislazione italiana sul lavoro, lo sciopero è legittimo se ha come scopo la protezione e la difesa degli interessi collettivi dei partecipanti. È questo il caso del 1 marzo, giornata in cui è indetto uno sciopero contro la legge Bossi-Fini, poiché essa colpendo i lavoratori migranti rende tutti più ricattabili. Questo significa che in teoria tutti avrebbero il diritto di scioperare il 1 marzo, anche senza la proclamazione da parte dei sindacati. Il modo però in cui in Italia è stato fino ad ora esercitato il diritto di sciopero può rendere questa possibilità aleatoria. E’ importante dunque che il lavoratore che intendesse scioperare il Primo Marzo agisca con una certa cautela e si assicuri una tutela sindacale o una copertura legale
Ecco come fare per avere la copertura sindacale:
 se nel luogo di lavoro esistono dei delegati sindacali e una RSU, chiedete ai delegati di dichiarare lo sciopero aderendo al comunicato che trovate allegato. In questo caso tutti i lavoratori e le lavoratrici di quel luogo di lavoro potranno scioperare senza alcun problema. Decidete le ore di sciopero in base alle condizioni interne.
 se i delegati sindacali non sono d’accordo con lo sciopero, rivolgetevi direttamente al vostro sindacato di appartenenza e pretendete che vi garantiscano la copertura: ricordate che il diritto di sciopero non è nelle mani dei sindacati, ma di tutti i lavoratori. I sindacati, grandi e piccoli, devono rispondere alle richieste dei lavoratori.
 se nel luogo di lavoro non c'è una RSU e volete fare lo sciopero da soli o insieme ad altri vostri compagni di lavoro, cercate sostegno recandovi direttamente al vostro sindacato o in uno dei comitati primo marzo vicini a voi o dei coordinamenti migranti e associazioni che partecipano alla mobilitazione del 1 marzo.
 se sul vostro posto di lavoro non c’è nessun sindacato o se voi non siete iscritti a nessun sindacato potete scioperare la stesso, ma contattate uno dei comitati primo marzo vicini a voi o dei coordinamenti migranti e associazioni che partecipano alla mobilitazione del 1 marzo per entrare in contatto con quelle organizzazioni sindacali che hanno deciso di coprire chi decide di scioperare il primo marzo.
Lo sciopero è un vostro diritto: potete scioperare anche senza l’appoggio di un sindacato: è però importante che vi assicuriate di avere assistenza legale nei giorni successivi.
 Tutti coloro che scioperano devono raggiungere il 1 marzo i presidi e le manifestazioni indette nelle diverse città. In questo modo non rimarranno soli e potranno cercare aiuto in caso di problemi.
Lo Sciopero è un tuo diritto, pretendi di esercitarlo!


All’attenzione dell'Ufficio del Personale della
Nome azienda/luogo di lavoro:
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Indirizzo:
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Oggetto: Proclamazione di otto ore di sciopero per 01/03/2011

Si comunica che, in occasione del “Primo marzo – Giornata senza di noi” che si svolgerà in Italia, viene indetto uno sciopero di otto ore contro il razzismo, per l'abrogazione della legge Bossi-Fini e del “contratto di soggiorno per lavoro”.
La crisi economica colpisce i lavoratori e le lavoratrici senza distinzioni, con cassa integrazione e licenziamenti. Ma, a causa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, istituito dalla legge Bossi-Fini, per i lavoratori migranti la crisi determina anche il rischio di perdere il permesso: i lavoratori migranti non potranno rinnovare il permesso di soggiorno se perderanno il lavoro o se non raggiungeranno la quota di reddito prevista dalla legge. Così, la legge Bossi-Fini ricatta i lavoratori migranti, costringendoli ad accettare mansioni più dure, meno diritti, salari più bassi. Questo alimenta il razzismo e si ripercuote nei luoghi di lavoro con effetti negativi per tutti. Per questo, lo sciopero del primo marzo è indetto come sciopero di tutti i lavoratori, migranti e italiani, per l'abolizione della legge Bossi-Fini e del “contratto di soggiorno per lavoro”.

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