Il Senato della Repubblica, quasi in sordina, ha stralciato l'articolo che conteneva la delega al governo per l'attuazione della Direttiva 2009/52/CE, relativa a sanzioni e provvedimenti nei confronti di chi impieghi alle proprie dipendenze cittadini stranieri in condizioni di soggiorno irregolare. Il Senato della Repubblica avrebbe avuto la possibilità di dire concretamente no allo sfruttamento dei lavoratori stranieri. Ha preferito eludere la questione. Ha, in sostanza, detto sì allo sfruttamento. L'ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull'immigrazione) ci ha mandato un'analisi dettagliata dell'accaduto e noi la pubblichiamo.
«L'Aula del Senato ha deciso lo stralcio dell'articolo 48 del disegno di legge comunitaria nel quale si attribuiva al governo una delega di attuazione della Direttiva 2009/52/CE.
La Direttiva, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 30 giugno 2009 introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi irregolarmente soggiornanti. Nella delega si prevedeva un intervento del governo nel senso della possibilita' di rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo a favore dei lavoratori extracomunitari che avessero denunciato alle autorita' competenti la loro posizione irregolare e la non applicazione delle sanzioni per i datori di lavoro che, autodenunciandosi, avessero regolarizzato i dipendenti stranieri irregolari. Nonostante il voto favorevole della maggioranza in commissione, il capogruppo del Popolo delle Libertà Maurizio Gasparri, e' intervenuto in Aula annunciando il voto contrario del gruppo all'articolo cosi' formulato specificando che ''riteniamo opportuno non varare l'articolo 48, ma legiferare su tutta la materia in termini generali'' .(...) Non ci sarà nessuna affrettata sanatoria per extracomunitari o lavoratori in nero. Abbiamo stralciato l'articolo 48 della legge comunitaria affinchè su questi aspetti si continui ad agire nel solco della legge Fini-Bossi, ingresso di quote limitate e regole specifiche per il lavoro stagionale e delle norme ulteriori introdotte a contrasto della clandestinità e per l'integrazione".
L'attuazione della direttiva sulle sanzioni contro il lavoro irregolare appariva fondamentale sia per combattere efficacemente il lavoro nero, sia per incentivare gli stranieri irregolari a denunciare: in particolare gli artt. 6 e 13 della direttiva prevedono il rilascio di permessi di soggiorno agli sfruttati in condizione di irregolarità di soggiorno, oltre che il recupero dei contributi evasi e delle retribuzioni non pagate mediante azioni sindacali, il che appare un ottimo disincentivo al ripetersi di tragedie piccole e grandi.(commento a cura di Paolo Bonetti)
Il Testo della Direttiva 2009/52/CE (764.71 KB) e una breve sintesi dei contenuti
L'art. 48 stralciato
Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2009
Art. 48.
(Delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2009/52/CE)
1. Il Governo è delegato ad adottare, nei termini di cui all'articolo 1, comma 1, uno o più decreti legislativi recanti le norme occorrenti per dare completa attuazione alla direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
2. Conformemente ai princìpi e alle procedure di cui gli articoli 1 e 2, il Governo, nell'esercizio della delega di cui al comma 1, si attiene altresì ai seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) prevedere che le nuove sanzioni che verranno introdotte in applicazione di quanto previsto dalla direttiva siano efficaci, proporzionate e dissuasive, nonché volte ad assicurare l'emersione più ampia possibile del lavoro nero, il conseguente recupero fiscale e contributivo da parte dello Stato e la contestuale tutela del lavoratore illegale sfruttato;
b) prevedere l'introduzione di meccanismi idonei a garantire l'effettiva percezione da parte del lavoratore del pagamento di ogni retribuzione arretrata dovuta ai cittadini di Paesi terzi assunti illegalmente, nonché di tutte le imposte e i contributi previdenziali che il datore di lavoro avrebbe pagato in caso di assunzione legale del cittadino di un Paese terzo, incluse le penalità di mora e le relative sanzioni amministrative;
c) prevedere nei decreti legislativi di recepimento l'introduzione di misure mirate ad affrontare il fenomeno dell'intermediazione abusiva di manodopera, al fine di introdurre strumenti dissuasivi atti a contrastare il fenomeno del caporalato;
d) al fine di favorire con tutti i mezzi concessi dalla legislazione vigente la comunicazione da parte del lavoratore clandestino alle autorità competenti della propria posizione di irregolare, introdurre meccanismi atti a facilitare la possibile denuncia dello sfruttamento lavorativo o delle condizioni di illegalità del suo rapporto di lavoro, anche prevedendo a tal fine la possibilità che, a seguito della avvenuta comunicazione alle autorità competenti della propria condizione di irregolare, venga concesso un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca di lavoro, trascorso il quale si potrà procedere ad espulsione;
e) prevedere la non applicazione delle sanzioni a carico di quei datori di lavoro che scelgano di autodenunciarsi e siano disposti a regolarizzare la posizione dei lavoratori impiegati clandestinamente, nonché a corrispondere loro le retribuzioni e i contributi arretrati che sarebbero stati dovuti in caso di assunzione regolare;
f) verificare la possibile estensione delle norme contro il lavoro nero extra-comunitario anche al lavoro nero nazionale qualora tali norme risultassero più favorevoli alla parte contrattuale più debole.
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1 commenti:
La direttiva "Sanzioni" è stata fortemente voluta, durante lo scorso mandato da Claudio Fava, che era la parlamento europeo nel PSE, per cercare di controbilanciare in parte le follie xenofobe della direttiva Flussi.
29 gennaio 2010 alle ore 10:59La direttiva portata in porto da Fava è stata un compromesso minimalista, per garantire un barlume di civiltà da parte di un parlamento europeo in ostaggio della strisciante xenofobia.
Lavoro per cui va dato merito a Fava visto che lo stesso PSE fu tutt'altro che compatto nel moderare la xenofobia del decreto Flussi.
Sullo specifico della norma europea ricordo come la GUE-NGL, ed in particolare i deputati italiani (rifondazione) abbiano fortemente criticato l'approccio minimalista della direttiva.
Per conto mio condivido le posizioni espresse allora da Giusto Catania, Agnoletto.
La direttiva flussi è solo un pannicello caldo, poco applicabile, che, quando tutto è perso, permette solo al migrante sfruttato, quando è sulla soglia dell'espulsione di cercare di recuperare un poco di quello che gli spetta. Sicuramente è uno strumento troppo blando per essere efficace nella lotta allo sfruttamento.
Certo, non applicare in italia anche questo ultimo presidio di equità, è una VERGOGNA che grida vendetta.
Credo che sia chiaro che la decisione razzista del senato, fortemente voluta dalla Lega tenda a:
- colpire soprattutto la piccola imprenditoria migrante, basata sul lavoro familiare che della norma potrebbe avvalersi per emergere
- mantenere lo stato di immersione del lavoro migrante, l'obiettivo della lega e delle forze reazionarie non è mai stato l'allontanamento di quelli che chiamano "clandestini" ma la creazione di una fascia sociale senza diritti ... una schiavitù di stato
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