Posizione del comitato Primo Marzo 2010 sulla vicenda di Rosarno
Siamo addolorati e indignati per quanto accaduto a Rosarno. Non possiamo giustificare la violenza e riteniamo che gli immigrati africani da cui è partita la ribellione abbiano indirizzato la loro rabbia in una direzione sbagliata.
Tale rabbia però è la conseguenza diretta e prevedibile delle drammatiche condizioni vessatorie in cui questi nostri fratelli immigrati sono tenuti da anni, in un territorio che lo Stato non riesce a controllare. E questo aspetto non può in nessun modo essere occultato.
Primo Marzo 2010 nasce ben prima dei fatti di Rosarno, con l'obiettivo di contrastare in modo non violento il clima di intolleranza, chiusura e violazione dei diritti che ammorba l'Italia e che senza dubbio gioca un ruolo di primo piano in dinamiche come quelle a cui abbiamo assistito nelle scorse ore.
Primo Marzo 2010 esprime la propria preoccupazione per la sorte degli immigrati: per quelli portati allontanati da Rosarno ma ancora di più per quelli sparpagliati nelle campagne e isolati, esposti adesso più che mai alla vendetta mafiosa.
Questi ultimi episodi evidenziano ancora di più la necessità e l'opportunità di portare avanti la nostra iniziativa: una grande manifestazione non violenta per far comprendere all'opinione pubblica quanto sia determinante l'immigrazione per la nostra società e quanto la difesa dei diritti sia centrale per la tenuta della democrazia.
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10 commenti:
...basterebbe tornare indietro di qualche anno con la memoria per capire il dramma che vivono queste persone, il guaio è che oramai l'italia è un paese senza più memoria, e questa è una cosa grave..un paese senza passat è un paese senza futuro...lo diceva il nostro grande Eduardo
10 gennaio 2010 alle ore 20:12In rete circola questo documento, che mi pare rientri nello spirito del primo marzo. E' vero che saà un percorso lungo e complicato, ma a maggior ragione dopo i fatti di Rosarno bisogna avere il coraggio di osare! Facciamolo davvero questo sciopero!
11 gennaio 2010 alle ore 00:49Per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
Noi migranti e italiani, uomini e donne appartenenti ai coordinamenti, collettivi e reti di Bari, Bologna, Brescia, Mantova e basso mantovano, Milano, Padova, Roma, Torino sosteniamo le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici migranti che in Francia preparano allo sciopero dei migranti del prossimo primo marzo. Dopo la storica esperienza statunitense della “giornata senza immigrati” del primo maggio 2006, la centralità del lavoro migrante si afferma prepotentemente in Europa.
Tutti noi sappiamo che oggi, mentre la crisi produce povertà e precarietà e fa dei migranti una forza lavoro da usare o espellere, e mentre allo stesso tempo i dati indicano nei migranti una componente fondamentale dell’economia del nostro paese, uno sciopero del lavoro migrante, sostenuto dai lavoratori e dalle lavoratrici italiani, rappresenterebbe la risposta politica più adeguata contro la precarizzazione e contro il razzismo. Pensiamo che lo sciopero dei migranti debba essere costruito insieme ai lavoratori francesi perché la situazione del lavoro migrante è simile in tutta Europa. Occorre gridare forte la nostra opposizione alle forme di mobilità sempre più costrette a cui l'Unione europea vorrebbe costringerci attraverso agenzie di reclutamento, faccendieri di ogni specie, imprese di appalto che muovono a loro piacimento pacchetti di lavoratori tra le frontiere. Si vorrebbero migrazioni ordinate e migranti ordinati sulla base delle variabili esigenze produttive.
Alcuni di noi all’interno dell’esperienza del Tavolo Migranti hanno già contribuito a organizzare sostenere lo sciopero del lavoro migrante che il 15 maggio 2002 ha coinvolto l’intero distretto industriale di Vicenza, e che ha segnato uno dei momenti più alti della lotta dei migranti in Italia e in Europa. In questi anni, abbiamo sostenuto la proposta politica dello sciopero del lavoro migrante contro il razzismo e la legge Bossi-Fini all’interno dei percorsi che hanno portato alla grande MayDay del 1° maggio 2008, alla manifestazione nazionale di Milano “Da che parte stare” del 23 giugno 2009 e a quella di Roma dello scorso 17 ottobre.
Sappiamo perciò quanto è difficile e quanto è importante uno sciopero dei migranti e delle migranti. Sappiamo quanta speranza produce e quanti lo dichiarano preventivamente impossibile, pericoloso o persino dannoso. Sappiamo che questo vuol dire tentare percorsi nuovi, in grado di superare diffidenze, divisioni tra migranti e italiani, così come sterili contrapposizioni tra schieramenti. Sappiamo che non basta dichiararlo, ma che bisogna organizzarlo. Consapevoli di tutte queste difficoltà, ma con tutta l’ostinazione che la situazione presente ci impone, noi sosteniamo da oggi una campagna politica per l’organizzazione anche in Italia dello sciopero delle migranti e dei migranti.
Per combattere la legge Bossi-Fini, il “Pacchetto Sicurezza”, il razzismo istituzionale che dal Ministero degli interni si diffonde nelle grandi città e nei più piccoli comuni di provincia, le denunce, gli appelli e la solidarietà non sono più sufficienti. Bisogna avere il coraggio di considerare i migranti protagonisti delle loro vite e non solo del loro lavoro. È il momento di osare lo sciopero del lavoro migrante!
Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
per adesioni : coordinamentosciopero@gmail.com
sono preoccupata ed indignata anche perchè probabilmente i lavoratori allontanati da rosarno non sono stati pagati, è brutale che abbiano vissuto in quelle condizioni, subito violenze ed offese e in più siano derubati delle misere paghe. spero che qualche organizzazione legale si occupi di questo.
11 gennaio 2010 alle ore 16:54per tutto il male fatto agli africani......
11 gennaio 2010 alle ore 17:26mi vergogno come essere umano .....
mi vergogno come cristiana......
mi vergogno come calabrese........
per non aver fatto nulla per impedirlo....
11 gennaio 2010 alle ore 17:27Sono d'accordo con lo sciopero - ma per una regolarizzazione di tutti gli immigrati presenti sul territorio italiano...ma a pensarci bene...non riconosco territori, se non per creare divisioni, progioni e guerre. Quindi lo sciopero è la forma più efficace è più clamorosa per raggiungere un obiettivo: qual'è questo obiettivo?
11 gennaio 2010 alle ore 20:42Annullare leggi che creano precariato anche in persone che da dieci anni lavorano in Italia e poi vengono considerate clandestini. Pr evitare che sia calpestata la pari opportunità, per rendere ancora più "flessibili" tra i disoccupati tutta la forza lavoro degli immigrati.
Non sono d'accordo con la frase "in un territorio che lo Stato non riesce a controllare." Lo Stato...lo Stato...Vedono prontamente una barca in mezzo al Mediterraneo, e non si accorgono invece di migliaia di persone sfruttate ogni giorno e tenute segregate, pagate quattro lire, solo per poi far tornare noi a casa contenti con una spesa un po' più economica? La verità è che fa comodo tenere sotto scacco qualcuno che lavora quasi gratis per noi. Lo Stato lo sa benissimo che esiste la schiavitù in Italia. E fa delle leggi apposite per creare nuovi schiavi. Questa è la verità. Votate, gente, votate.
Quei silos in cui abitavano gli immigrati sono una vergogna.
Anzi no, i Rosarnesi violenti sono una vergogna.
Ma forse sono solo Italiani. Calabresi, ma sempre Italiani, con la memoria corta, che vedono solo fino al proprio naso: razzisti ma onesti: non come tanti altri che si mascherano da perbenisti, ma volentieri rispedirebbero a quel paese tanti immigrati.
Io sono per un ritorno alla terra: dunque, Italiani, andate a raccogliere voi i pomodori e le arance.
Immigrati, e facciamolo 'sto sciopero! Tanto, per quel che vi paghiamo noi caporali....
Ma possibile che si debba sempre star lì a precisare? anche quando succedono fatti come questi?
11 gennaio 2010 alle ore 22:23Gli immigrati in rivolta hanno avuto sacrosanta ragione, altro che nonviolenza. Ciascuno avrà il diritto di reagire come vuole? o noi (voi) bianchi dobbiamo indicare ai migranti anche quale sia il modo corretto di reagire ad una vita di sfruttamento e, questa sì, violenza?
Lo sciopero dei migranti ha un senso se chi qui si sente antirazzista la smette di fare quello con le mani pulite. Bianche, appunto.
Oggi Peace Reporter pubblica questa notizia:
12 gennaio 2010 alle ore 13:32"Il ministero degli Esteri egiziano è intervenuto oggi sugli scontri di Rosarno denunciando "la campagna di aggressione e le violenze subite dagli immigrati e le minoranze arabe e musulmane in Italia". Il Cairo invita il governo italiano a "prendere le misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati". La questione, annuncia il ministero degli Esteri in una nota, sarà sollevata dal ministro Aboul Gheit nell'incontro in programma il 16 gennaio con l'omologo italiano Franco Frattini".
Anch'io mi vergogno di appartenere a questo paese, ma non di essere italiana, perchè essere italiani è tutta un'altra cosa.
Ah Rosarno Rosarno ... mia povera città martire della ndrangheta ... città abbandonata dallo stato ... MA DOVE CAZZO E' LA SINISTRA A ROSARNO ? DOVE IL PD? DOVE l'ITALIA DEI VALORI? Dove anche l'udc? ... dove tutti ma proprio tutti i politici italiani? (ah a proposito.. e il modello di moralità pubblica, il nostro caro vecchio matusalemme presidente Napolitano, non era di sinistra, non è un difensore del diritto, non è il paladino del principio di solidarietà?) NON E' CHE I POLITICI ITALIANI TUTTI MA PROPRIO TUTTI SIETE SEMPRE MA PROPRIO SEMPRE dove si divide la torta (del potere, dei finanziamenti) e mai dove ci sono i problemi della gente?
12 gennaio 2010 alle ore 17:33Vivo all'estero, vivo in un contesto multiculturale, multietnico e multiraziole...fiero di condividere i valori di altre comunità e sono calabrese (orgoglione di esserlo)...non credevo potesse succedere qualcosa del genere nella mia terra, figlia di molte culture diverse, di secoli di contaminazioni, di convivenza di accettazione...
13 gennaio 2010 alle ore 01:51La mafia è solo uno dei problemi, purtroppo il più grande è la paura del diverso che risiede in una visione gretta e materialista della vita, siamo gente paesanotta, piccoloborghese, attaccata alla chiesa ed allo "struscio", siamo incapaci di evolverci perchè ci fa paura perdere ciò che abbiamo...e nessuno ricorda i nonni che emigrarono per sopravvivere, le famiglie spezzate, la difficoltà della lingua, il disprezzo subito...tutti figli di "uomini & donne" sempre più a fondo nel baratro della povertà, dell'ingnoranza, del futuro in technicolor...il problema della Calabria sono i cittadini calabresi, come il problema dell'Italia (o Italietta) non è Berlusconi, Bossi, Maroni, Fini, ecc....ma sono gli italiani...poveri noi...nonostante la nostalgia io non torno...meglio vivere da esiliato che sopravvivere da inadattato...
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