Chi siamo

Come fare il 1° Marzo 2014

Bakeca

Contatti

A proposito di strane fusioni...

sabato 16 gennaio 2010

DICHIARAZIONE DEL COORDINAMENTO NAZIONALE PRIMO MARZO 2010

Su alcuni organi di stampa è uscita oggi la notizia che il comitato Primo marzo 2010 si sarebbe unito al comitato Blacks Out all’interno di un unico coordinamento chiamato Primavera Antirazzista.

La notizia ci sorprende e ci sconcerta. In tutte le occasioni di incontro (formali ed informali) con il comitato Blacks Out, è stata ribadita da parte nostra l’intenzione di mantenere una completa autonomia di azione e di principio. Siamo pronti a collaborare lealmente con chi lealmente condivide i nostri obiettivi e cioè la difesa e la tutela dei diritti civili e sociali. e di rimanere espressione della società civile.
Il nostro solo collegamento strutturale è con la francese Journée sans immigrés e con gli altri comitati gemellati che stanno nascendo spontaneamente in Europa.
Cogliamo l’occasione pe ricordare che domani, 17 gennaio (alle ore 11,30, in via Jommelli 24 a Milano, presso lo Spazio Tadini), ci sarà la presentazione ufficiale del movimento. Nel corso di questo incontro ribadiremo i principi chiave che ci animano.

1 commenti:

klodiana çuka, Presidente Integra Onlus ha detto...

Il pensiero mio e di Integra è che lo sciopero non diventi una protesta fine a se stessa, ma uno strumento propositivo per trovare delle soluzioni; lo sciopero deve nascere dal basso, essere diretto dal basso con lo spirito dei più deboli che vogliono cambiare le cose. L’esperienza accumulata in tutti questi anni, impegnandomi quotidianamente sul tema immigrazione, oggi mi porta ad affermare che sono una persona che crede che anche in Italia si possa raggiungere obbiettivi come quelli raggiunti da Eric Besson in Francia, Naser Khader in Danimarca e di Obama in America. Voglio un Italia diversa che dia dignità a chiunque la richieda, non un Italia accogliente in apparenza, e che usa i tanti problemi con i quali si trova a fare i conti, sbattendo gli immigrati sotto i ponti, o creando ghetti in cui si vive in condizioni disumane.

Voglio un Italia che dia una risposta alternativa ai centri di identificazione secondo modelli europei, voglio un Italia in cui gli immigrati che lavorano e vivono nel rispetto dei diritti e dei doveri, contribuiscono al PIL e al BIL e all’indici demografico, come ogni cittadino italiano, debbano vivere in una società comune in cui tutti difendiamo le regole, il rigore e una vita dignitosa per tutti!

Credo che queste parole possano essere tradotte in un solo concetto, “Io voglio solo riuscire a vivere in un paese CIVILE, mi sembra di non chiedere troppo!”

Klodiana çuka

Presidente di Integra ONLUS

17 gennaio 2010 alle ore 11:47

Posta un commento