Il primo marzo 2010 se n’è andato e con esso tutto quello che abbiamo vissuto in Piazza XX settembre a Pordenone. Per un pomeriggio, luogo di riconoscimento dei diritti dei migranti. Il Primo marzo 2010 è stato casualmente doppiamente festeggiato in FVG con l’impugnatura da parte del Consiglio dei Ministri della l.r 06/2006 nel suo articolo 9 che chiedeva 36 mesi di residenza in Regione per avere diritto ai benefici sociali. Ieri due marzo 2010, Stefania Ragusa, presidente del coordinamento nazionale ci ha trasmesso un messaggio di ringraziamento ed incoraggiamento. Ci ha anche confermato l’enorme successo ottenuto al livello nazionale del primo marzo 2010, 24 ore senza di noi. Oggi, tre marzo 2010, proviamo anche noi di Pordenone di ricordarci come siano andate le cose. I numeri dichiarati dalla questura di Pordenone parlano di 300 persone in Piazza. Secondo i giornali, un po’ più di 500 persone si sarebbero presentati in Piazza XX settembre. Sia l’uno o l’altro, per noi è sempre un successo.
Nella manifestazione di Pordenone, abbiamo provato di simbolizzare il senso del primo marzo 2010. Non essere una contrapposizione fra “noi” e “loro”; essere lo specchio di qualità della convivenza fra i popoli; non essere il solito sciopero che chiede senza dare; essere una manifestazione dei diritti di 5 milioni di cittadini.Uno degli obbiettivi del primo marzo era di ricompattare il tessuto associativo migrante a volte frammentato sul territorio. Uscire da Facebook e diventare un movimento reale e pratico di soggetti che condividono gli obbiettivi e che difficilmente riescono a stare assieme. Questi presupposti si sono materializzati nel programma portato in Piazza. La seconda generazione dell’Italia che verrà; quella che dovrà affrontare la situazione di quei cittadini nati o arrivati in Italia in giovane età e che conoscono poco della loro terra di origine e sono incrementati nella cultura italiana e che paradossalmente rischiano anche di ritrovarsi senza il permesso di stare nel paese in cui sono cresciuti.
Una rassegna fotografica di 12 progetti di cooperazione allo sviluppo nel terzo mondo. Una società come quella del FVG che sa accogliere, sa anche confrontarsi con i luoghi meno fortunati del pianeta. Questa rassegna ha messo alla luce l’impegno di semplici persone, di associazioni e Ong, di enti pubblici che capiscono che quasi un miliardo di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà e non si lasciano condizionare da chi vuole seminare la cultura del respingimento.Una degustazione di kebab, cioccolato e vin brulé in una piazza festosa dei diritti. Rivendicare non vuole dire essere violento, ma esprimere anche con i cibi simbolici di culture diverse, del savoir faire italiano con ingredienti provenienti da altre terre. Ovviamente la rabbia si è espressa con le parole. Ognuno con la sua dialettica. Le associazioni, i partiti politici e singole persone sono salite sul palco e significare il perché della loro presenza. Si sono registrate una quindicina di interventi fino alle ore 19.00.L’intrattenimento musicale ha accompagnato tutto il pomeriggio pordenonese del primo marzo 2010. Con quasi 2000 palloncini biodegradabili, abbiamo tappezzato l’intera Piazza e distribuito a tutti i presenti. Il lancio, in contemporanea, con le altre città italiane è avvenuto alle ore 18.30. Bisogna anche notare che nel Sanvitese, si è tenuta un sit in contemporaneamente a quello di Pordenone e si è registrato un pò meno di 100 persone.
Prospettive future. Ora, anche Pordenone dovrà decidere se e come andare avanti con il movimento primo marzo. Le indicazioni locale e nazionale chiedono di non lasciare morire lo spirito nato e le speranze create. Si ipotizza di prendere come obbiettivo di battaglia politica la ratifica da parte dell’Italia del Capitolo C della convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale (Convenzione di Strasburgo del 1992). Questo potrà avvenire già con la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.
Criticità Sono da evidenziare qualche punto di criticità che vanno sollevate solo per aiutare l’eventuale crescita del comitato e la credibilità del messaggio che il primo marzo vorrà portare avanti. C’è mancato il coinvolgimento di tutte le comunità straniere nella loro diversità. C’è mancata la professionalità proprio delle strutture organizzate. Chiediamo scusa a chi queste mancanze avrebbe causato un eventuale danno.
Un ringraziamento sentito ad ognuno dei partecipanti in Piazza. Sono loro il principale punto di soddisfazione. Un ringraziamento a tutte le associazioni aderenti, ai sindacati vicini a noi, ai partiti politici che hanno sposato la nostra causa, al comune di Pordenone per la logistica offerta, alle forze dell’ordine per la tranquillità garantita, alla stampa locale che ha dato risonanza alla manifestazione, ai componenti effettivi del comitato primo marzo 2010 di Pordenone che per una buona parte di loro si sono ritrovati a lavorare insieme per la prima volta; a tutti quelli che non si ritrovano in questo elenco e che sanno di avere contribuito in un modo o l’altro nel buon fine dell’organizzazione. Infine, un particolare ringraziamento alle sette donne senza le quali, forse non sarebbe partito questo richiamo ai diritti di cittadinanza di 5 milioni di migranti: Cristina, Daimarely, Francesca, Ilaria, Nelly, Seble, Stefania.
*Fernand Didier Manga, referente Primo Marzo 2010 – gruppo di Pordenone
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