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Savater sull'immigrazione

venerdì 19 marzo 2010

Uno stralcio dell'intervista al filosofo Fernando Savater, pubblicata dall'Espresso in edicola oggi.

Le massicce ondate di immigrati in Europa hanno impaurito una buona parte della popolazione, obbligandoci a mettere in discussione valori e gesti tradizionali...
«L'immigrazione è un fatto umano. La differenza tra gli scimpanzè e gli uomini è che i primi sono divenuti stanziali mentre noi abbiamo cominciato subito a emigrare. L'emigrazione ci ha resi umani: questo processo di adatamento all'ignoto ha fatto dell'uomo quel che è oggi. E in questo mondo in cui è molto più facile sapere quello che accade altrove è inevitabile avere un alto livello di emigrazione per necessità, per motivi politici, per desiderio di miglioramento. Dobbiamo capire come adattare istituzioni che sono troppo chiuse a una situazione che comporta l'ospitalità. L'ospitalità è una delle grandi necessità della nostra epoca. Tutto ciò che mira all'istituzione di caste separate è destinato all'insuccesso. L'Europa è un paese di emigranti, ma ogni volta che cambia secolo ci dimentichiamo che siamo emigranti e crediamo che non abbiamo mai avuto immigrazione. Oggi ci meravigliamo dell'immigrazione africana in Europa, ma tra 100 anni sarà un fatto normale, come ha dimostrato l'elezione di Barack Obama».
Una piccola glossa: speriamo che ciò che dice Savater avvenga prima, molto prima di 100 anni.

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