Roma 23.02 - Facoltà di Lettere aula 6 ore 16:30. Siamo tutti egiziani, siamo tutti tunisini: Indisponibili al ricatto! Stiamo vivendo in un’epoca che ci chiama ad agire e a prendere parola ogni giorno. Ad indignarsi sì, non solo per le notti di Arcore, ma perché c’è la crisi e stiamo continuando a pagarla noi migranti, noi studenti, noi precari. La stiamo pagando con le nostre vite, messe sotto ricatto dal modello Marchionne, private di dignità da finte soluzioni come la sanatoria truffa o il decreto flussi, triste gratta e vinci della povertà rinominato click-day.
Lo scorso anno la giornata del primo marzo ha lanciato innanzitutto un monito: una giornata senza di noi. Il noi ora si moltiplica e cambia di segno, diventa proposta di alternativa, costruzione di una possibilità di uscita dalla crisi, insieme. Lo scorso anno i migranti di Rosarno si erano da poco ribellati dandoci una lezione di dignità e di possibilità. Abbiamo raccolto quella lezione, abbiamo ascoltato le loro storie, trasformatesi in unico coro: per il diritto alla vita, alla salute, al reddito, alla formazione. Per il diritto al nostro futuro.
Quest’anno vuole essere una giornata nel solco delle tante mobilitazioni che stanno attraversando il paese, nelle quali già è accaduto che si ritrovassero migranti e donne italiane, studenti e operai metalmeccanici, precari e seconde generazioni di bambini privati di diritti. Bambini che, purtroppo, come accade a Roma, sono ridotti in cenere, senza neanche suscitare stupore ma rimpalli infiniti di giustificazioni inaccettabili tra il sindaco Alemanno e il ministro Maroni. Morti cui si rimedia con la riproposizione del cosiddetto “Piano Nomadi” che produce nuovi sgomberi e nuova miseria.
Quest’anno vuole essere una giornata che guarda alla forza e alla determinazione che ci stanno insegnando gli egiziani e i tunisini, affermando il diritto di vivere degnamente nei propri paesi, perché stanchi di vivere in paesi impoveriti da regimi autoritari o di avere come unica alternativa quella di immettersi nella spirale infernale della migrazione verso la “ricca Europa”.
Spirale che molto spesso conduce alla morte e non alla vita, non apre possibilità ma segna la fine di ogni sogno possibile. Chiusura di possibilità messa in atto come prova di forza verso tutti coloro che vogliono cambiare la propria condizione di vita, lottare per migliorarla. Come un copione tristemente noto, Maroni agita nuovamente lo spettro delle invasioni barbariche, per gestire l’“emergenza” di coloro che stanno sbarcando nel nostro paese nella speranza di accorciare la distanza tra la loro vita presente e i diritti fondamentali di ogni uomo e donna.
E ancora una volta si susseguono gli anatemi contro i presunti terroristi, gli speronamenti delle barche, la presa in ostaggio dei giovani che scelgono il viaggio alle condizioni di vita prodotte da regimi che il nostro paese ha appoggiato e difeso. Inutili e scontati i riferimenti, in principio divertenti, a lungo andare amari, alle relazioni del nostro presidente con Mubarak.
Il primo marzo sarà un'occasione per tornare in piazza, per affermare il diritto di restare dove si è scelto di vivere, per il diritto a non migrare forzatamente, per ribadire la nostra indisponibilità. L’indisponibilità dei ricercatori a fuggire, degli operai ad accettare l’annullamento di fatto del diritto del lavoro, dei migranti ad essere cacciati e perseguitati nei paesi di origine e di arrivo. L’indisponibilità a essere clandestini e sfruttati.
Il primo marzo sarà un’occasione per dichiarare di essere sì tutti stranieri, ma davanti all’orrore quotidiano e globale del ricatto e della violenza. Sarà un’altra occasione per affermare la nostra voglia di vita e per dire che i nostri diritti ce li costruiamo, ora, tutti insieme.
Sarà infine un’altra occasione per unirsi al grido di coloro che chiedono l’esercizio di un diritto fondamentale, il diritto di sciopero, di sottrarsi alla barbarie, di bloccare gli ingranaggi.
Vogliamo lo sciopero generale subito! Non uno sciopero etnico o di categoria, ma il diritto a scioperare sempre, ovunque, fino ad ottenere condizioni di vita degne, all’altezza del tempo presente e che permettano a tutti di affrontare la crisi senza esserne schiacciati.
Vogliamo costruire norme condivise di cittadinanza, ribaltando il mandato selettivo e discriminatorio dell’accordo d’integrazione firmato Maroni, costruendo relazioni e confronto oltre la strumentale e retorica imposizione dell’omologazione linguistica e culturale, mettendo in ridicolo le leggi truffa che ci impongono percorsi di regolarizzazione a ostacoli nei quali la nostra vita dovrebbe diventare solo il premio di una lotteria qualunque.
Il primo marzo a Roma saremo in piazza, tutti insieme, studenti italiani e stranieri, precari nel lavoro e nella vita, lavoratori italiani e migranti costretti a vivere negli interstizi del lavoro nero della metropoli, senza garanzie e con la paura di non farcela.
Organizziamoci!
Contro la crisi abbiamo questo dalla nostra parte: il dovere di conquistare il nostro futuro!
Prime adesioni:
Angelo Mai, Anomalia Sapienza-Uniriot Roma, ADBI-Associazione Donne Brasiliane in Italia, Esc-Infomigrante, FIOM Roma Nord, FIOM Roma Sud, Horus/Astra 19, INsensINverso, Luoghi Comuni Garbatella, Point Break studentato occupato, Quiebraley in Action, ReteRadici, Servizio Civile Internazionale, SenzaConfine, Strike-Yo Migro, S.U.R.F.-Scuole e Università in Rete per la Formazione
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