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Adesione Unione Inquilini

martedì 9 febbraio 2010

L’Unione Inquilini aderisce allo sciopero dei migranti indetto per il 1° marzo.

La condizione abitativa nel nostro Paese è attraversata da profondi squilibri e gravissime ingiustizie.

Questa è conseguenza delle politiche neolibersite di liberalizzazione dei canoni e di smantellamento del patrimonio abitativo pubblico.

Negli ultimi anni i livelli degli affitti in Italia sono cresciuti esponenzialmente: nel periodo in cui i redditi nominali sono aumentati in media del 13%, i canoni di locazione sono schizzati di oltre il 160%, con una dinamica oltre 10 volte maggiore.

A testimonianza dell’insostenibilità della situazione, va sottolineata l’emergenza degli sfratti per morosità che comprendono, ormai, circa il 90% delle sentenze emesse (che comunque sono complessivamente in crescita e superano le 50mila l’anno).

L’Italia è oggi il fanalino di coda dell’intera Europa nell’offerta di alloggi pubblici: un misero 4% di fronte a una media europea che è oltre il 16%, con punte che superano il 40% nel nord Europa.

In questa situazione, i maggiori discriminati sono proprio i migranti, la cui assenza di diritti e garanzie li rende più facilmente vittime dell’illegalità speculativa di canoni usurai e di condizioni di alloggiamento incivili.

Anche i fatti più recenti e tragici, come il “pogrom” effettuato a Rosarno, hanno messo in evidenza le condizioni di alloggiamento a cui sono costretti i migranti, specialmente coloro che non hanno il permesso di soggiorno e vivono lo stato di clandestinità.

Le norme, recentemente approvate, sul cosiddetto reato di clandestinità, in particolare relativamente al divieto di affitto a chi non ha il permesso di soggiorno, aggrava la situazione perché getta migliaia di lavoratori migranti nelle mani della più squallida speculazione che lucra profitti incredibili (che tra l’altro sfuggono completamente al fisco) proprio sfruttando la condizione di clandestinità del migrante.

Anche per questo motivo, il reato di clandestinità va assolutamente abolito.

La condizione dell’alloggio è, nei fatti, uno dei motivi principali che ostacolano la possibilità, anche per chi lavora regolarmente, di poter accedere al permesso di soggiorno stabile.

Assistiamo all’introduzione di normative e regolamenti, regionali e di enti locali, di chiaro tenore razzista e xenofobo, che vogliono inibire la possibilità per i migranti di poter accedere ai bandi per le case popolari o ai contributi pubblici o che cercano pesantemente di limitarli, vincolando la possibilità di rivolgere la domanda alla permanenza precedente in Italia e addirittura nella Regione o nel comune per un certo numero di anni.

Non è altro che uno dei capitoli della guerra tra i poveri che si vuole scatenare per non far vedere che esiste un nemico comune che si chiama rendita immobiliare speculativa che allo stesso modo succhia il reddito, distrugge tutele e garanzie a tutta la povera gente, a prescindere dalla nazionalità e dal colore della pelle.

Per questi motivi, come Unione Inquilini riteniamo assolutamente giusta l’indizione di una mobilitazione generale dei migranti nel nostro Paese.

Pensiamo che dentro questa mobilitazione, accanto ad altri diritti fondamentali, debba essere previsto anche il diritto a un alloggio adeguato, come diritto fondamentale della persona.

In concreto, avanziamo due proposte:

* Che venga prevista la possibilità di concessione del permesso di soggiorno a chi denuncia condizioni di locazione irregolari (in tal modo, possono anche emergere i canoni evasi al fisco);
* Che vengano istituiti, a livello nazionale, regionale e locali osservatori sulla legislazione, le delibere e i regolamenti adottati affinché se ne verifichino la compatibilità con i principi di uguaglianza dei diritti e delle tutele, per impedire pratiche discriminatorie e di natura razzista.

Siamo impegnati, come Unione Inquilini, ad estendere gli sportelli di informazione e reti di autotutela dei migranti che possano costituire forme di rappresentanza diretta anche nei confronti delle istituzioni pubbliche.

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