La rivolta di Rosarno ha drammaticamente portato alla ribalta i perversi ingranaggi dello sfruttamento dei migranti: brutali ricatti per imporre lavoro in nero, paghe miserrime e condizioni di lavoro bestiali, vessazioni e violenze da parte dei “caporali”, ricoveri fatiscenti totalmente privi di servizi igienici, luce ed acqua, nessuna assistenza sanitaria: e il tutto spesso sotto il tallone di ferro della criminalità organizzata.
Da trent’anni a questa parte migliaia e migliaia di immigrati si spostano nel Sud d’Italia seguendo il ritmo delle stagioni e delle colture, manodopera maschile a basso costo su cui si è retta l’agricoltura e buona parte dell’economia del Meridione.
E’ una realtà di cui tutte le autorità e le strutture istituzionali, a livello locale e nazionale, sono a conoscenza ma su cui nessuno ha mosso un dito, né i governi, passati di centrodestra o di centrosinistra, né le istituzioni politiche locali e nazionali, né gli organismi preposti al controllo.
Quanti padroni e padroncini sono stati puniti, hanno pagato per aver usato manodopera illegale, immigrata e non? Quanti per aver eluso elementari norme di sicurezza che hanno causato la morte di propri dipendenti?
Il Parlamento - adeguandosi alle campagne forcaiole della Lega e della destra più retriva che da vent’anni a questa parte hanno costruito le loro fortune politiche sulla paura e sull’odio rispetto ai migranti e agli “stranieri” - ha varato una legislazione sempre più restrittiva, a partire dalla Turco/Napolitano passando per la Bossi Fini e il recente pacchetto sicurezza, sino alle trovate xenofobe della ministra Gelmini, che vuole limitare la presenza dei bambini stranieri al 30 % in ogni classe.
E mentre Maroni continua a combattere i clandestini invece di combattere il lavoro nero, non si tiene in nessun conto che il nostro sistema economico ha assoluta necessità e reclama milioni di migranti, meglio se irregolari, perché ricattabili e adatti ad essere sfruttati al massimo, salvo poi espellerli dal corpo sociale ad ogni accenno di crisi e additarli come i responsabili del disagio e del degrado imperanti nelle nostre città. Di fronte a questo intollerabile stato delle cose, a noi spetta il compito di avviare una grande stagione di lotte che veda protagonisti i lavoratori/trici migranti a fianco dei lavoratori/trici stanziali contro il lavoro nero, per il rispetto dei diritti economici, politici e sociali di tutti/e, per l'affermazione della dignità di tutti/e, individuando terreni e interessi comuni.
La difesa di tutti gli migranti residenti nel nostro paese non è solo un dovere democratico e umanitario ma anche una necessità: il rispetto dei loro diritti è anche condizione per impedire che vengano usati per indebolire i diritti di tutti gli altri lavoratori/trici.
La Confederazione Cobas aderirà dunque alla giornata di lotta e protesta del Primo Marzo in varie forme, con assemblee sui luoghi di lavoro e nel territorio, iniziative di piazza, carovane dei diritti, sit-in di denuncia presso le sedi degli istituti preposti al rispetto dei diritti del lavoro. Nelle situazioni locali, cittadine o provinciali, ove vi sarà una specifica richiesta da parte di gruppi di migranti, i Cobas convocheranno anche scioperi del lavoro privato e pubblico.
In particolare nella scuola - ove nel lavoro educativo gli insegnanti Cobas sono sempre partiti dal principio dell’uguaglianza dei diritti, del riconoscimento delle culture, del diritto alla libertà di movimento delle persone, contro lo sfruttamento e il razzismo - renderemo concreto questo nostro sostegno intervenendo nel nostro lavoro, nella didattica. Il Primo marzo faremo una didattica alternativa sul tema dei migranti e presenteremo agli studenti espliciti percorsi di intercultura, di storia e critica del razzismo, di approfondimento della storia della colonizzazione e dello sfruttamento del lavoro migrante. Sottolineeremo gli elementi che possano rafforzare percorsi di riconoscimento dell’Altro come persona, come lavoratore e lavoratrice, come studente e studentessa dotati di eguali diritti. Dichiareremo pubblicamente la nostra scelta e renderemo in questo modo tangibile il nostro impegno al fianco e insieme ai migranti in lotta.
Per il Lavoro, Per i Diritti, Per l’Istruzione Nessuno E' Straniero
Confederazione COBAS
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