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I miei Rumeni

sabato 27 febbraio 2010

Sono andati via.

Hanno abitato l’attico che sovrasta il mio appartamento per poco più di un anno. Ricordo quando erano appena arrivati con le loro povere cose, valigie gonfie e malandate, pacchi confezionati alla meglio, buste di plastica provate da un lungo viaggio.

Accolti dai condomini con sospetto e forzata sopportazione. In nome dei tempi che cambiano, qualcuno diceva :- Speriamo che si comportino bene! Altrimenti…!

Già tutti pronti a far capire ai “nuovi” che le regole vanno rispettate, anzi che qualcuno deve rispettarle di più.

I Rumeni cominciarono la loro avventura muovendosi con circospezione, ridotti alla condizione di piccole formiche esploratrici, su un terreno che avvertivano impervio e pericoloso.

Salutavano sempre con rispetto, cedevano il passo all’ascensore, trattenevano aperto il pesante cancello quando scorgevano un condomino in arrivo: piccole accortezze che hanno a che fare con le norme della buona educazione ma che loro sentivano l’obbligo di osservare a differenza degli altri, i padroni di casa , cui era concesso qualche piccola o grande reciproca scortesia che non avrebbe avuto conseguenza alcuna.

Un giorno diedero una grande festa, con canti, suoni e balli in stile rumeno, nel mio appartamento sembrava essersi scatenato l’inferno!

Salii al piano di sopra determinata a chiedere, in nome della civile convivenza, di contenere la loro allegria…Non ero arrabbiata ma stupita e allarmata, ero certa che qualcuno si sarebbe risentito e volevo battere gli altri sul tempo.

Mi accolsero con vera gioia:- Entra! Entra! Mi dissero. –Stiamo festeggiando per ingresso Romania in Europa!

Avevano gli occhi neri e lucenti, grandi e piccini.

Vollero farmi assaggiare i loro dolci (squisiti) e i loro cibi piccanti.

Poi la padrona di casa mi presentò parenti e amici e ognuno pareva ansioso di raccontarmi la sua storia.

Ognuno a modo suo chiese scusa per il disturbo arrecato, le donne si tolsero repentinamente le scarpe promettendo balli silenziosi…

Così ho conosciuto Kaljia e i suoi tre figli musicisti, venuti in Italia per lavorare e sfuggire alla miseria di un paese che non offre prospettive.

Col tempo io e Kaljia siamo diventate amiche. Lei lavorava duramente dal mattino alla sera, i figli soprattutto la sera, di giorno si esercitavano a trarre nostalgiche melodie o allegre ballate dai loro strumenti.

In uno dei nostri momenti di confidenza, non molto tempo fa, a seguito di episodi di violenza che avevano coinvolto suoi connazionali, Kaljia mi ha detto di essere molto preoccupata perché vedeva in pericolo il suo posto di lavoro. – Ora Italiani pensano che noi Rumeni siamo tutti delinquenti…Non è giusto!

Più tardi mi confidò che avrebbe dovuto cambiare casa. Il proprietario dell’appartamento le aveva, da un giorno all’altro, aumentato l’affitto di trecento euro…Un modo come un altro per costringerla ad andare via.

Ci siamo salutati, io e i miei Rumeni, con le lacrime agli occhi e poche parole.

Le ultime parole di kaljia sono state:- Coraggio! Io sempre prego per tuo fratello e tutti voi…Dio ci ama e ci protegge, per Lui noi siamo come figli…tutti uguali!


Eleonora Bernardi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vanno bene tutti gli stranieri ,ma non i mussulmani.Loro ci vogliono eliminare,perche' siamo dei miscredenti.Pensateci bene,l' islam sta' avanzanzando su ogni fronte in Europa.Non crediate che si integreranno,la loro legge e' il corano(libro ultra anti-democratico).Meditate gente,perche' sara' troppo tardi

1 marzo 2010 alle ore 01:50
UN ROMENO INGDIGNATO DALL IGNORANZA DEI COSIDETTI INTELETTUALI ha detto...

Kaljia non e un nome romeno, dove cavolo l'hai scovato ???
E poi, i romeni non hanno la passione di suonare gli strumenti, se volevi dire ZINGARI dovevi chiamarli ZINGARI !

NON SAI NIENTE DEI ROMENI MA SCRIVI SU DI LORO

11 agosto 2010 alle ore 07:58

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