Beshir è aggrappato forte, con la mano alla ringhiera
Mentre sotto il mare luccica di una luna quasi intera
Beshir è un uomo forte, come forte è il suo dolore
Che lo ha spinto a ritrovarsi semi morto in mezzo al mare
Beshir è un uomo forte come forte è la speranza
Di chi cerca nell’Italia un porto di sopravvivenza
Beshir resta aggrappato e ha la testa fra le gambe
Negli occhi ancora il sangue nella mente ancora il sangue
Ha in bocca una preghiera tutto quello che gli resta
Della sua terra stuprata, della sua famiglia morta
Beshir è un uomo libero e può sceglier di morire
Di botte in terra libica o di stenti in mezzo al mare
Beshir è un uomo libero senza libertà di scelta
O partire per l’Italia, o morire senza fretta
BESHIR SU QUELLA BARCA VIVE, BESHIR SU QUELLA BARCA PREGA
BESHIR SU QUELLA BARCA RIDE, BESHIR IN QUELLA BARCA, CREDE!
E Beshir è un uomo fortunato perché riesce ancora a respirare
Vicino a lui ne ha visti tanti spegnersi e finire in mare
Beshir è un uomo fortunato di una fortuna che nessuno
Vuole o vorrebbe mai avere
BESHIR SU QUELLA BARCA VIVE, BESHIR SU QUELLA BARCA PREGA
BESHIR SU QUELLA BARCA RIDE, BESHIR IN QUELLA BARCA, CREDE!
E Beshir è un uomo disperato come la sua voglia di vivere
Che lo spinge a continuare ancora che lo spinge ancora a stringere
Nelle mani la ringhiera e nella bocca una parola…
Vivere!
Testo: Paolo Piccoli
Testo musicato dalla Piccola Orchestra Karascio’
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