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A distanza di pochi giorni o, addirittura, poche ore dal primo marzo, tante persone - giornalisti, ma non solo - mi chiedono se sono preoccupata o in ansia per la riuscita dell’iniziativa. Forse dovrei esserlo, la verità è che non lo sono: non solo perché dai comitati territoriali arrivano segnali più che incoraggianti ma anche perché, indipendentemente da quanta gente scenderà in piazza o si asterrà dal lavoro lunedì prossimo, indipendentemente dal numero di palloncini gialli che saliranno in cielo e dai metri di nastro giallo che “vestiranno” le città, l’obiettivo fondamentale di questa fase è stato già raggiunto: siamo riusciti a mobilitare migliaia di persone, a mettere in rete i movimenti antirazzisti, le associazioni di stranieri e la gente comune, a dare centralità alla questione dei dirtitti dei migranti e a legarla a quella dei diritti collettivi.
A preoccuparmi, invece, è il dopo primo marzo. Da martedì prossimo, infatti, comincia la fase due, quella della strutturazione del movimento e della proposta politica. Primo Marzo2010 nasce dal basso, come espressione della società civile e, è stato ribadito molte volte, a qualsiasi costo deve mantenere questo tratto distintivo. Rimanere espressione della società civile non vuol dire solo evitare partnership istituzionali. In altre parole: non permettere a partiti e sindacati di metterci il cappello, ferma restando l’opportunità di interloquire attivamente con quei soggetti politici - come il Pd e Rifondazione Comunista - che stanno sostenendo il movimento senza pretendere di orientarlo o manipolarlo. Vuol dire anche attrezzarsi rispetto a tentativi di - mi si passi il termine - cappellizzazione silenziosa.
Ci sono diversi modi per neutralizzare un movimento che non si capisce e che non si riesce a digerire. Uno, abbastanza scontato, è il discredito. Nei nostri confronti è stato molto usato: in particolare quando, in palese contraddizione con i fatti e le premesse del nostro manifesto programmatico, ci è stata ostinatamente attribuita la volontà di organizzare uno sciopero etnico e quella di volere strumentalizzare gli immigrati. Un altro, più insidioso, è il giochino del cavallo di Troia: ossia, inserirsi all’interno del movimento e puntare alla sua normalizzazione, ridurre i gruppi territoriali al ruolo di comitati organizzatori di eventi ed elargitori di nastrini gialli e, contestualmente, trasformare in tabù le richieste più forti venute dal basso: quella di sciopero, per esempio, che è stata strenuamente difesa da molti comitati ma anche pervicacemente osteggiata dall’esterno. Questo è un rischio concreto rispetto al quale dobbiamo aprire gli occhi e attrezzarci.
Occhi aperti e pragmatismo devono accompagnarci anche nella definizione della piattaforma politica, per non cedere alla tentazione del massimalismo. Se le aree critiche su cui lavorare (legge Bossi-Fini, pacchetto sicurezza, cittadinanza breve, tutela delle seconde generazioni, voto amministrativo, prolungamento della durata dei permessi di soggiorno, cie, respingimenti…) sono relativamente facili da individuare, meno chiara e scontata è la definizione delle priorità e delle modalità di intervento. Ai comitati territoriali è stato chiesto di elaborare autonomamente le proposte politiche, così da metterle a confronto e, sulla loro base, costruire democraticamente un’unica piattaforma politica. Personalmente credo che possa essere più efficace individuare un paio di punti e impegnarsi in modo martellante su quelli, per poi passare ad altri, piuttosto che puntare a un unico, esteso e definitivo documento. Questo, però, è solo il mio punto di vista.
Per quanto riguarda le azioni, infine, è necessario darsi a breve, brevissima scadenza, un altro appuntamento, al quale arrivare ancora più attrezzati e forti. Nell’aria ci sono già alcune date. Prima ancora che soffermarsi sui giorni però è determinante ribadire che verso questo appuntamento futuro e gli altri che seguiranno bisognerà muoversi con lo stesso spirito meticcio che ci ha guidati fino ad ora: vecchi e nuovi cittadini insieme, accomunati dal fatto di vivere sullo stesso territorio e dal rifiuto delle logiche di esclusione e di razzismo. La forza del Primo Marzo sta tutta nella sua capacità - spontanea, non costruita a tavolino - di mobilitare le persone attorno alla difesa di valori universali, a prescindere dal colore della pelle o dal luogo di nascita. Se aspiriamo a vivere in una società che sia oltre la contrapposizione tra “noi” e “loro”, autoctoni e stranieri, il primo luogo in cui questa contrapposizione deve essere superata è proprio il nostro movimento.
*Stefania Ragusa, Presidente Primo Marzo 2010.
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3 commenti:
Sono molto felice per questa iniziativa ed anche se non sono riuscita a venire, ho steso fuori il terrazzino un telo giallo ispirato al 1 marzo e contro ogni forma di razzismo, perchè aspirare ad una società che difenda i valori universali è indispensabile e vitale per tutti noi.
1 marzo 2010 alle ore 21:12sono stata molto contente e fiera da questa initiativa che posso dire che per una prima e stata un successo in alcune citta e meno in altri
2 marzo 2010 alle ore 21:36sono di padova,e diro che c'e stata una grande mobilizazione degli straneiri e forse di pui degli italiani che ci sono stati vicini per tutto il giorno.pero diro anche che sul lato economico l'effetto voluto non e stato ,perche l'iniziativa era di fare capire quanto possiamo pesare sull'economia di questo paese e non di quanto siamo in citta.mi spiego il corteo ha avuto luogo alle 17.30 dopo che quasi tutti erano stati a lavorare,tranne studenti ,sostenitori italiani e alcuni stranieri che non hanno avuto la paura di potere perdere il posto di lavoro.tutto questo perche a padova i sindacati non hanno voluto coprire gli immigtrati lavoratori,ogni lavoratore era responsabile dell suo destino DA SOLO.la cosa che mi fara anche piacere puo essere une piatta formo televisiva dove si potra spiegare anche a quelli che non hanno capito bene le motivazione del notro sciopero
grazie
sono assolutamente contrario a qualsiasi forma di razzismo bellissima iniziativa
8 aprile 2010 alle ore 17:13Posta un commento